Vicario di Provvisione
È il funzionario di Milano
incaricato di provvedere al vettovagliamento della città, da
identificare col personaggio storico di Ludovico Melzi d'Eril che
ricoprì tale carica al tempo della sommossa scoppiata il giorno di S. Martino del 1628 per il rincaro del pane: compare nel cap. XIII, quando la folla in tumulto dà l'assalto alla sua casa per linciarlo in quanto lo ritiene responsabile della carestia
e della penuria (ovviamente l'uomo non ha colpa di nulla, poiché la
mancanza di pane è da attribuire al raccolto scarso e agli sperperi
causati dalla guerra
di Mantova e del Monferrato). Si tratta di un episodio storico, che
Manzoni ricostruisce senza peraltro citare il nome del personaggio e
descrivendo il suo salvataggio ad opera del gran cancelliere del ducato
milanese, Antonio Ferrer:
quest'ultimo, che è stato all'origine del tumulto con la decisione di
imporre un calmiere sul prezzo del pane che è stato in seguito revocato,
viene accolto bene dalla folla di cui è un beniamino e riesce poi a
trarre in salvo in vicario, facendolo salire sulla sua carrozza e
promettendo falsamente al popolo di condurlo in prigione (Ferrer mescola
abilmente italiano e spagnolo, per confondere le idee ai rivoltosi).
Quando i due sono lontano dalla folla e al sicuro, il vicario manifesta
l'intenzione di dimettersi dalla carica e di rifugiarsi in una grotta o
sulla cima di una montagna, lontano da quella "gente bestiale" che
voleva assassinarlo, ma il cancelliere gli risponde che lui dovrà
rimettersi alla volontà del re spagnolo, mostrando il suo vero volto di
alto funzionario di Stato. L'episodio narrato nel cap. XIII è forse
ispirato a un fatto analogo avvenuto a Milano nel 1814, quando la folla
assaltò il palazzo del ministro delle Finanze nel governo vicereale
francese, Giuseppe Prina, che a differenza di Ludovico Melzi venne
ucciso (l'esperienza personale che Manzoni ebbe dei moti popolari nella
sua gioventù influenzò il suo giudizio negativo verso simili
manifestazioni, che emerge con chiarezza nei capp. XII-XIII del romanzo).
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