La Struttura
I grandi avvenimenti di cui si era accennato nel capitolo 27, vengono
alla luce in
questo capitolo: si parla infatti della carestia e dei suoi drammatici
effetti. Il capitolo si apre con un flash-back che consente di
ripercorrere i fatti storici dall'autunno del 1928 all'autunno del 1629.
Il tempo della storia e del racconto ritornano a coincidere al termine
della sezione. Possiamo schematizzare la struttura del capitolo
dividendolo in tre sezioni:
a) Il racconto dell'inarrestabile processo economico che conduce
alla carestia;
b) La descrizione della città affamata e dei primi segni del contagio;
c) La descrizione della discesa dei lanzichenecchi, diretti all'assedio di Mantova.
I Nuclei Tematici
La digressione storica analizza le cause che hanno prodotto la
carestia in Lombardia, principalmente a Milano. Le responsabilità
principali vengono attribuite ai governanti che non sono riusciti ad
agire in tempo e che hanno emanato "grida" del tutto inefficaci.
Responsabilità che però ricadono pure sul popolo, illuso che
"l'abbondanza fosse tornata a Milano" e che di conseguenza non ha
badato al risparmio.
Le pagine che ci parlano degli effetti del disastro sono
caratterizzate da un'indagine di tipo sociologico che evidenzia come
tutte le categorie sociali, siano travolte dalla carestia. L'immagine
della città di Milano si contrappone completamente a quella del tumulto
di san Martino. Nel capoluogo lombardo domina il silenzio, interrotto
dai lamenti dei moribondi: l'esatto opposto delle urla della folla in
rivolta.
In questo quadro desolato emerge la figura del vescovo Borromeo che,
con la sua carità, sopperisce all'infefficienza dello Stato nel
soccorso agli indigenti. Inefficienza, sommata ad una buone dose di
insensibilità, che si materializza nell'affrettata decisione di
ricoverare al lazzaretto tutti i mendicanti che circolano per le strade.
La descrizione di questi eventi si svolge su un duplice piano: da una
parte abbiamo l'analisi delle sofferenze fisiche, dall'altra la
degradazione morale.
La carestia è comunque destinata a cessare, non certo per merito
degli uomini, con una conseguente diminuzione dei morti, ma,
all'orizzonte, un altro, più terribile problema, si avvicina: la peste.
Analizziamo in breve alcuni punti cardine del capitolo:
a) L'uso sfrenato delle risorse
è stato causato dall'abbondanza della farina che ha provocato un calo
del prezzo del pane. L'insostenibilità della situazione suggerisce
l'utilizzo di risone per il pane di mistura. Hanno inizio i fenomeni di
accaparramento;
b) Le misure adottate dal governo:
divieto di fare scorte, sequesto di metà del risone a chi ne possiede,
fissazione di un prezzo politico del grano, divieto di esportare il
pane, il grano e la farina dalla città. Gli effetti di questi
provvedimento sono praticamente nulli;
c) La carestia:
compare in
inverno
avanzato, la desolazione si impadronisce della città, la manodopera
viene licenziata perché i padroni non riescono più a far fronte al
pagamento del salario, bambini, vecchi e donne si danno
all'accattonaggio, il cardinale Federigo acquista derrate alimentari da
inviare nelle zone più colpite della città, seguito dall'autorità
civile che appronta un piano d'invertento che fallisce a causa della
drammaticità della situazione;
d) L'arrivo della peste:
causata dalle precarie condizione igieniche in cui è precipitata la
città, il tribunale decide di concentrare gli indigenti sani e malati
al lazzeretto senza riuscire a bloccare però il tasso di mortalità che
aumenta in modo vertiginoso anche perché il ricovero non è attrezzato a
far fronte ad una calamità del genere (manca l'acqua, il cibo e
l'igiene è pessimo), entra a Milano l'esercito tedesco al cui interno
cova la peste.
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