La Struttura
Il ventesimo capitolo è la continuazione del diciannovesimo e si apre
con la descrizione dei luoghi in cui vive l’Innominato. Dal punto di
vista della struttura, Manzoni alterna diverse situazioni: momenti
descrittivi (le due sequenze iniziali), le scene d’azione (il rapimento
di Lucia) e alcuni interventi del narratore (il disagio
dell’Innominato, la scontentezza, il disgusto di una vita delittuosa).
Inoltre, il ventesimo capitolo, è anche quello in cui don Rodrigo
acquista il suo massimo successo (Renzo è in esilio, Agnese è separata
da Lucia, Lucia viene rapita e portata dal suo “amico” l’Innominato e
Padre Cristoforo è a Rimini): il vertice più alto di una parabola, oltre
il quale vi sarà inevitabilmente una caduta senza freni che lo porterà
alla morte.
Lo Spazio
In questo capitolo, e anche nel precedente, gli spazi acquistano un
carattere prettamente simbolico che approfondisce le caratteristiche
dell’Innominato.
Abbiamo la solitudine dell’uomo (“l’essere innanzi a tutti gli dava
talvolta il sentimento d’una solitudine tremenda), la solitudine dei
luoghi (“schegge e macigni, erte ripide, senza strada e nude”), la
superiorità fisica e potere (“dominava all’intorno tutto lo spazio. Era
grande, bruno, calvo”) e l’altezza (“il castello dell’Innominato era a
cavaliere a una valle … sulla cima d’un poggio”).
Come per il castello di Don Rodrigo, anche quello dell’Innominato, è
posto su un’altura che sta a simboleggiare, assai chiaramente,
l’immagine della sua volontà che domina incontrastata le vicende dei
contemporanei
I Personaggi
Entra in
scena la figura dell’Innominato quando don Rodrigo gli rende visita nel
suo castello. Un incontro in
cui regna la diffidenza e alcuni sospetti, naturali, ci
verrebbe da dire, in chi pratica la violenza e vive in un mondo
violento. Si può capire però che nell’Innominato è già in corso, anche
se in modo non ancora assai esplicito, una certa trasformazione. Non è
più soltanto un uomo d’azione, ma, come detto, vive i primi segni di
una crisi che si manifesta come disagio e fastidio, in una continua
battaglia contro se stesso e gli altri.
Il conflitto in cui si materializza questa crisi è giocato tra un
passato delittuoso e un futuro segnato dal tormento e dal dubbio sul
significato autentico della vita. Si fa largo infatti, nel suo animo
l’idea della morte. Ma non l’idea della morte che coglie all’improvviso,
bensì come una presenza insinuante che suggerisce all’uomo lo sgomento
della distruzione definitiva del suo corpo.
Nasce nell’Innominato l’idea di Dio, non ancora accettata in quanto
ciò lo porterebbe a rinnegare il suo passato e riconoscere che c’è
qualcuno di più “forte” di lui, qualcuno che lo “supera”.
Potremmo dire che il ventesimo capitolo è il capitolo delle figure
negative: Gertrude ed Egidio, i due personaggi che hanno aiutato don
Rodrigo per rapire Lucia dal monastero.
E’ interessante notare un intreccio tra i tre personaggi
precedentemente elencati. Egidio si serve di Gertrude, che ha una
volontà debole e acconsente al rapimento, mentre serve l’Innominato
che, al contrario di Gertrude, possiede una forte volontà e accetta il
rapimento.
Nessun commento:
Posta un commento