Testo Completo- Scappa, scappa, galantuomo: lì c'è un convento, ecco là una chiesa;
di qui, di là, - si grida a Renzo da ogni parte. In quanto allo
scappare, pensate se aveva bisogno di consigli. Fin dal primo momento
che gli era balenato in mente una speranza d'uscir da quell'unghie,
aveva cominciato a fare i suoi conti, e stabilito, se questo gli
riusciva, d'andare senza fermarsi, fin che non fosse fuori, non solo
della città, ma del ducato. "Perché", aveva pensato, "il mio nome
l'hanno su' loro libracci, in qualunque maniera l'abbiano
avuto; e col
nome e cognome, mi vengono a prendere quando vogliono". E in quanto a un
asilo, non vi si sarebbe cacciato che quando avesse avuto i birri alle
spalle. "Perché, se posso essere uccel di bosco", aveva anche pensato,
"non voglio diventare uccel di gabbia". Aveva dunque disegnato per suo
rifugio quel paese nel territorio di Bergamo, dov'era accasato quel suo
cugino Bortolo, se ve ne rammentate, che più volte l'aveva invitato a
andar là. Ma trovar la strada, lì stava il male. Lasciato in una parte
sconosciuta d'una città si può dire sconosciuta, Renzo non sapeva
neppure da che porta s'uscisse per andare a Bergamo; e quando l'avesse
saputo, non sapeva poi andare alla porta. Fu lì lì per farsi insegnar la
strada da qualcheduno de' suoi liberatori; ma siccome nel poco tempo
che aveva avuto per meditare su' casi suoi, gli eran passate per la
mente certe idee su quello spadaio così obbligante, padre di quattro
figliuoli, così, a buon conto, non volle manifestare i suoi disegni a
una gran brigata, dove ce ne poteva essere qualche altro di quel conio; e
risolvette subito d'allontanarsi in fretta di lì: che la strada se la
farebbe poi insegnare, in luogo dove nessuno sapesse chi era, né il
perché la domandasse. Disse a' suoi liberatori: - grazie tante,
figliuoli: siate benedetti, - e, uscendo per il largo che gli fu fatto
immediatamente, prese la rincorsa, e via; dentro per un vicolo, giù per
una stradetta, galoppò un pezzo, senza saper dove. Quando gli parve
d'essersi allontanato abbastanza, rallentò il passo, per non dar
sospetto; e cominciò a guardare in qua e in là, per isceglier la persona
a cui far la sua domanda, una faccia che ispirasse confidenza. Ma anche
qui c'era dell'imbroglio. La domanda per sé era sospetta; il tempo
stringeva; i birri, appena liberati da quel piccolo intoppo, dovevan
senza dubbio essersi rimessi in traccia del loro fuggitivo; la voce di
quella fuga poteva essere arrivata fin là; e in tali strette, Renzo
dovette fare forse dieci giudizi fisionomici, prima di trovar la figura
che gli paresse a proposito. Quel grassotto, che stava ritto sulla
soglia della sua bottega, a gambe larghe, con le mani di dietro, con la
pancia in fuori, col mento in aria, dal quale pendeva una gran
pappagorgia, e che, non avendo altro che fare, andava alternativamente
sollevando sulla punta de' piedi la sua massa tremolante, e lasciandola
ricadere sui calcagni, aveva un viso di cicalone curioso, che, in vece
di dar delle risposte, avrebbe fatto delle interrogazioni. Quell'altro
che veniva innanzi, con gli occhi fissi, e col labbro in fuori, non che
insegnar presto e bene la strada a un altro, appena pareva conoscer la
sua. Quel ragazzotto, che, a dire il vero, mostrava d'esser molto
sveglio, mostrava però d'essere anche più malizioso; e probabilmente
avrebbe avuto un gusto matto a far andare un povero contadino dalla
parte opposta a quella che desiderava. Tant'è vero che all'uomo
impicciato, quasi ogni cosa è un nuovo impiccio! Visto finalmente uno
che veniva in fretta, pensò che questo, avendo probabilmente qualche
affare pressante, gli risponderebbe subito, senz'altre chiacchiere; e
sentendolo parlar da sé, giudicò che dovesse essere un uomo sincero. Gli
s'accostò, e disse: - di grazia, quel signore, da che parte si va per
andare a Bergamo?
- Per andare a Bergamo? Da porta orientale.
- Grazie tante; e per andare a porta orientale?
- Prendete questa strada a mancina; vi troverete sulla piazza del duomo; poi...
- Basta, signore; il resto lo so. Dio gliene renda merito -. E
diviato s'incamminò dalla parte che gli era stata indicata. L'altro gli
guardò dietro un momento, e, accozzando nel suo pensiero quella maniera
di camminare con la domanda, disse tra sé: "o n'ha fatta una, o
qualcheduno la vuol fare a lui".
Renzo arriva sulla piazza del duomo; l'attraversa, passa accanto a un
mucchio di cenere e di carboni spenti, e riconosce gli avanzi del falò
di cui era stato spettatore il giorno avanti; costeggia gli scalini del
duomo, rivede il forno delle grucce, mezzo smantellato, e guardato da
soldati; e tira diritto per la strada da cui era venuto insieme con la
folla; arriva al convento de' cappuccini; dà un'occhiata a quella piazza
e alla porta della chiesa, e dice tra sé, sospirando: "m'aveva però
dato un buon parere quel frate di ieri: che stessi in chiesa a
aspettare, e a fare un po' di bene".
Qui, essendosi fermato un momento a guardare attentamente alla porta
per cui doveva passare, e vedendovi, così da lontano, molta gente a
guardia, e avendo la fantasia un po' riscaldata (bisogna compatirlo;
aveva i suoi motivi), provò una certa ripugnanza ad affrontare quel
passo. Si trovava così a mano un luogo d'asilo, e dove, con quella
lettera, sarebbe ben raccomandato; fu tentato fortemente d'entrarvi. Ma,
subito ripreso animo, pensò: "uccel di bosco, fin che si può. Chi mi
conosce? Di ragione, i birri non si saran fatti in pezzi, per andarmi ad
aspettare a tutte le porte". Si voltò, per vedere se mai venissero da
quella parte: non vide né quelli, né altri che paressero occuparsi di
lui. Va innanzi; rallenta quelle gambe benedette, che volevan sempre
correre, mentre conveniva soltanto camminare; e adagio adagio,
fischiando in semitono, arriva alla porta.
C'era, proprio sul passo, un mucchio di gabellini, e, per rinforzo,
anche de' micheletti spagnoli; ma stavan tutti attenti verso il di
fuori, per non lasciare entrar di quelli che, alla notizia d'una
sommossa, v'accorrono, come i corvi al campo dove è stata data
battaglia; di maniera che Renzo, con un'aria indifferente, con gli occhi
bassi, e con un andare così tra il viandante e uno che vada a spasso,
uscì, senza che nessuno gli dicesse nulla; ma il cuore di dentro faceva
un gran battere. Vedendo a diritta una viottola, entrò in quella, per
evitare la strada maestra; e camminò un pezzo prima di voltarsi neppure
indietro.
Cammina, cammina; trova cascine, trova villaggi, tira innanzi senza
domandarne il nome; è certo d'allontanarsi da Milano, spera d'andar
verso Bergamo; questo gli basta per ora. Ogni tanto, si voltava
indietro; ogni tanto, andava anche guardando e strofinando or l'uno or
l'altro polso, ancora un po' indolenziti, e segnati in giro d'una
striscia rosseggiante, vestigio della cordicella. I suoi pensieri erano,
come ognuno può immaginarsi, un guazzabuglio di pentimenti,
d'inquietudini, di rabbie, di tenerezze; era uno studio faticoso di
raccapezzare le cose dette e fatte la sera avanti, di scoprir la parte
segreta della sua dolorosa storia, e sopra tutto come avean potuto
risapere il suo nome. I suoi sospetti cadevan naturalmente sullo
spadaio, al quale si rammentava bene d'averlo spiattellato. E ripensando
alla maniera con cui gliel aveva cavato di bocca, e a tutto il fare di
colui, e a tutte quell'esibizioni che riuscivan sempre a voler saper
qualcosa, il sospetto diveniva quasi certezza. Se non che si rammentava
poi anche, in confuso, d'aver, dopo la partenza dello spadaio,
continuato a cicalare; con chi, indovinala grillo; di cosa, la memoria,
per quanto venisse esaminata, non lo sapeva dire: non sapeva dir altro
che d'essersi in quel tempo trovata fuor di casa. Il poverino si
smarriva in quella ricerca: era come un uomo che ha sottoscritti molti
fogli bianchi, e gli ha affidati a uno che credeva il fior de'
galantuomini; e scoprendolo poi un imbroglione, vorrebbe conoscere lo
stato de' suoi affari: che conoscere? è un caos. Un altro studio penoso
era quello di far sull'avvenire un disegno che gli potesse piacere:
quelli che non erano in aria, eran tutti malinconici.
Ma ben presto, lo studio più penoso fu quello di trovar la strada.
Dopo aver camminato un pezzo, si può dire, alla ventura, vide che da sé
non ne poteva uscire. Provava bensì una certa ripugnanza a metter fuori
quella parola Bergamo, come se avesse un non so che di sospetto, di
sfacciato; ma non si poteva far di meno. Risolvette dunque di
rivolgersi, come aveva fatto in Milano, al primo viandante la cui
fisonomia gli andasse a genio; e così fece.
- Siete fuor di strada, - gli rispose questo; e, pensatoci un poco,
parte con parole, parte co' cenni, gl'indicò il giro che doveva fare,
per rimettersi sulla strada maestra. Renzo lo ringraziò, fece le viste
di far come gli era stato detto, prese in fatti da quella parte, con
intenzione però d'avvicinarsi bensì a quella benedetta strada maestra,
di non perderla di vista, di costeggiarla più che fosse possibile; ma
senza mettervi piede. Il disegno era più facile da concepirsi che da
eseguirsi. La conclusione fu che, andando così da destra a sinistra, e,
come si dice, a zig zag, parte seguendo l'altre indicazioni che si
faceva coraggio a pescar qua e là, parte correggendole secondo i suoi
lumi, e adattandole al suo intento, parte lasciandosi guidar dalle
strade in cui si trovava incamminato, il nostro fuggitivo aveva fatte
forse dodici miglia, che non era distante da Milano più di sei; e in
quanto a Bergamo, era molto se non se n'era allontanato. Cominciò a
persuadersi che, anche in quella maniera, non se n'usciva a bene; e
pensò a trovar qualche altro ripiego. Quello che gli venne in mente, fu
di scovar, con qualche astuzia, il nome di qualche paese vicino al
confine, e al quale si potesse andare per istrade comunali: e domandando
di quello, si farebbe insegnar la strada, senza seminar qua e là quella
domanda di Bergamo, che gli pareva puzzar tanto di fuga, di sfratto, di
criminale.
Mentre cerca la maniera di pescar tutte quelle notizie, senza dar
sospetto, vede pendere una frasca da una casuccia solitaria, fuori d'un
paesello. Da qualche tempo, sentiva anche crescere il bisogno di
ristorar le sue forze; pensò che lì sarebbe il luogo di fare i due
servizi in una volta; entrò. Non c'era che una vecchia, con la rocca al
fianco, e col fuso in mano. Chiese un boccone; gli fu offerto un po' di
stracchino e del vin buono: accettò lo stracchino, del vino la ringraziò
(gli era venuto in odio, per quello scherzo che gli aveva fatto la sera
avanti); e si mise a sedere, pregando la donna che facesse presto.
Questa, in un momento, ebbe messo in tavola; e subito dopo cominciò a
tempestare il suo ospite di domande, e sul suo essere, e sui gran fatti
di Milano: ché la voce n'era arrivata fin là. Renzo, non solo seppe
schermirsi dalle domande, con molta disinvoltura; ma, approfittandosi
della difficoltà medesima, fece servire al suo intento la curiosità
della vecchia, che gli domandava dove fosse incamminato.
- Devo andare in molti luoghi, - rispose: - e, se trovo un ritaglio
di tempo, vorrei anche passare un momento da quel paese, piuttosto
grosso, sulla strada di Bergamo, vicino al confine, però nello stato di
Milano... Come si chiama? - "Qualcheduno ce ne sarà", pensava intanto
tra sé.
- Gorgonzola, volete dire, - rispose la vecchia.
- Gorgonzola! - ripeté Renzo, quasi per mettersi meglio in mente la parola. - È molto lontano di qui? - riprese poi.
- Non lo so precisamente: saranno dieci, saranno dodici miglia. Se ci fosse qualcheduno de' miei figliuoli, ve lo saprebbe dire.
- E credete che ci si possa andare per queste belle viottole, senza
prender la strada maestra? dove c'è una polvere, una polvere! Tanto
tempo che non piove!
- A me mi par di sì: potete domandare nel primo paese che troverete andando a diritta -. E glielo nominò.
- Va bene; - disse Renzo; s'alzò, prese un pezzo di pane che gli era
avanzato della magra colazione, un pane ben diverso da quello che aveva
trovato, il giorno avanti, appiè della croce di san Dionigi; pagò il
conto, uscì, e prese a diritta. E, per non ve l'allungar più del
bisogno, col nome di Gorgonzola in bocca, di paese in paese, ci arrivò,
un'ora circa prima di sera.
Già cammin facendo, aveva disegnato di far lì un'altra fermatina, per
fare un pasto un po' più sostanzioso. Ilcorpo avrebbe anche gradito un
po' di letto; ma prima che contentarlo in questo, Renzo l'avrebbe
lasciato cader rifinito sulla strada. Il suo proposito era d'informarsi
all'osteria, della distanza dell'Adda, di cavar destramente notizia di
qualche traversa che mettesse là, e di rincamminarsi da quella parte,
subito dopo essersi rinfrescato. Nato e cresciuto alla seconda sorgente,
per dir così, di quel fiume, aveva sentito dir più volte, che, a un
certo punto, e per un certo tratto, esso faceva confine tra lo stato
milanese e il veneto: del punto e del tratto non aveva un'idea precisa;
ma, allora come allora, l'affar più urgente era di passarlo, dovunque si
fosse. Se non gli riusciva in quel giorno, era risoluto di camminare
fin che l'ora e la lena glielo permettessero: e d'aspettar poi l'alba,
in un campo, in un deserto; dove piacesse a Dio; pur che non fosse
un'osteria.
Fatti alcuni passi in Gorgonzola, vide un'insegna, entrò; e all'oste,
che gli venne incontro, chiese un boccone, e una mezzetta di vino: le
miglia di più, e il tempo gli avevan fatto passare quell'odio così
estremo e fanatico. - Vi prego di far presto, soggiunse: - perché ho
bisogno di rimettermi subito in istrada -. E questo lo disse, non solo
perché era vero, ma anche per paura che l'oste, immaginandosi che
volesse dormir lì, non gli uscisse fuori a domandar del nome e del
cognome, e donde veniva, e per che negozio... Alla larga!
L'oste rispose a Renzo, che sarebbe servito; e questo si mise a
sedere in fondo della tavola, vicino all'uscio: il posto de' vergognosi.
C'erano in quella stanza alcuni sfaccendati del paese, i quali, dopo
aver discusse e commentate le gran notizie di Milano del giorno avanti,
si struggevano di sapere un poco come fosse andata anche in quel giorno;
tanto più che quelle prime eran più atte a stuzzicar la curiosità, che a
soddisfarla: una sollevazione, né soggiogata né vittoriosa, sospesa più
che terminata dalla notte; una cosa tronca, la fine d'un atto piuttosto
che d'un dramma. Un di coloro si staccò dalla brigata, s'accostò al
soprarrivato, e gli domandò se veniva da Milano.
- Io? - disse Renzo sorpreso, per prender tempo a rispondere.
- Voi, se la domanda è lecita.
Renzo, tentennando il capo, stringendo le labbra, e facendone uscire
un suono inarticolato, disse: - Milano, da quel che ho sentito dire...
non dev'essere un luogo da andarci in questi momenti, meno che per una
gran necessità.
- Continua dunque anche oggi il fracasso? - domandò, con più istanza, il curioso.
- Bisognerebbe esser là, per saperlo, - disse Renzo.
- Ma voi, non venite da Milano?
- Vengo da Liscate, - rispose lesto il giovine, che intanto aveva
pensata la sua risposta. Ne veniva in fatti, a rigor di termini, perché
c'era passato; e il nome l'aveva saputo, a un certo punto della strada,
da un viandante che gli aveva indicato quel paese come il primo che
doveva attraversare, per arrivare a Gorgonzola.
- Oh! - disse l'amico; come se volesse dire: faresti meglio a venir
da Milano, ma pazienza. - E a Liscate, - soggiunse, - non si sapeva
niente di Milano?
- Potrebb'essere benissimo che qualcheduno là sapesse qualche cosa, - rispose il montanaro: - ma io non ho sentito dir nulla.
E queste parole le proferì in quella maniera particolare che par che
voglia dire: ho finito. Il curioso ritornò al suo posto; e, un momento
dopo, l'oste venne a mettere in tavola.
- Quanto c'è di qui all'Adda? - gli disse Renzo, mezzo tra' denti,
con un fare da addormentato, che gli abbiam visto qualche altra volta.
- All'Adda, per passare? - disse l'oste.
- Cioè... sì... all'Adda.
- Volete passare dal ponte di Cassano, o sulla chiatta di Canonica?
- Dove si sia... Domando così per curiosità.
- Eh, volevo dire, perché quelli sono i luoghi dove passano i galantuomini, la gente che può dar conto di sé.
- Va bene: e quanto c'è?
- Fate conto che, tanto a un luogo, come all'altro, poco più, poco meno, ci sarà sei miglia.
- Sei miglia! non credevo tanto, - disse Renzo. - E già, - e già, chi
avesse bisogno di prendere una scorciatoia, ci saranno altri luoghi da
poter passare?
- Ce n'è sicuro, - rispose l'oste, ficcandogli in viso due occhi
pieni d'una curiosità maliziosa. Bastò questo per far morir tra' denti
al giovine l'altre domande che aveva preparate. Si tirò davanti il
piatto; e guardando la mezzetta che l'oste aveva posata, insieme con
quello, sulla tavola, disse: - il vino è sincero?
Come l'oro, - disse l'oste: - domandatene pure a tutta la gente del
paese e del contorno, che se n'intende: e poi, lo sentirete -. E così
dicendo, tornò verso la brigata.
"Maledetti gli osti!" esclamò Renzo tra sé: "più ne conosco, peggio
li trovo". Non ostante, si mise a mangiare con grand'appetito, stando,
nello stesso tempo, in orecchi, senza che paresse suo fatto, per veder
di scoprir paese, di rilevare come si pensasse colà sul
grand'avvenimento nel quale egli aveva avuta non piccola parte, e
d'osservare specialmente se, tra que' parlatori, ci fosse qualche
galantuomo, a cui un povero figliuolo potesse fidarsi di domandar la
strada, senza timore d'esser messo alle strette, e forzato a ciarlare
de' fatti suoi.
- Ma! - diceva uno: - questa volta par proprio che i milanesi abbian
voluto far davvero. Basta; domani al più tardi, si saprà qualcosa.
- Mi pento di non esser andato a Milano stamattina, - diceva un altro.
- Se vai domani, vengo anch'io, - disse un terzo; poi un altro, poi un altro.
- Quel che vorrei sapere, - riprese il primo, - è se que' signori di
Milano penseranno anche alla povera gente di campagna, o se faranno far
la legge buona solamente per loro. Sapete come sono eh? Cittadini
superbi, tutto per loro: gli altri, come se non ci fossero.
- La bocca l'abbiamo anche noi, sia per mangiare, sia per dir la
nostra ragione, - disse un altro, con voce tanto più modesta, quanto più
la proposizione era avanzata: - e quando la cosa sia incamminata... -
Ma credette meglio di non finir la frase.
- Del grano nascosto, non ce n'è solamente in Milano, - cominciava un
altro, con un'aria cupa e maliziosa; quando sentono avvicinarsi un
cavallo. Corron tutti all'uscio; e, riconosciuto colui che arrivava, gli
vanno incontro. Era un mercante di Milano, che, andando più volte
l'anno a Bergamo, per i suoi traffichi, era solito passar la notte in
quell'osteria; e siccome ci trovava quasi sempre la stessa compagnia, li
conosceva tutti. Gli s'affollano intorno; uno prende la briglia, un
altro la staffa. - Ben arrivato, ben arrivato!
- Ben trovati.
- Avete fatto buon viaggio?
- Bonissimo; e voi altri, come state?
- Bene, bene. Che nuove ci portate di Milano?
- Ah! ecco quelli delle novità, - disse il mercante, smontando, e
lasciando il cavallo in mano d'un garzone. - E poi, e poi, continuò,
entrando con la compagnia, - a quest'ora le saprete forse meglio di me.
- Non sappiamo nulla, davvero, - disse più d'uno, mettendosi la mano al petto.
- Possibile? - disse il mercante. - Dunque ne sentirete delle
belle... o delle brutte. Ehi, oste, il mio letto solito è in libertà?
Bene: un bicchier di vino, e il mio solito boccone, subito; perché
voglio andare a letto presto, per partir presto domattina, e arrivare a
Bergamo per l'ora del desinare. E voi altri, - continuò, mettendosi a
sedere, dalla parte opposta a quella dove stava Renzo, zitto e attento, -
voi altri non sapete di tutte quelle diavolerie di ieri?
- Di ieri sì.
- Vedete dunque, - riprese il mercante, - se le sapete le novità. Lo
dicevo io che, stando qui sempre di guardia, per frugar quelli che
passano...
- Ma oggi, com'è andata oggi?
- Ah oggi. Non sapete niente d'oggi?
- Niente affatto: non è passato nessuno.
- Dunque lasciatemi bagnar le labbra; e poi vi dirò le cose d'oggi.
Sentirete -. Empì il bicchiere, lo prese con una mano, poi con le prime
due dita dell'altra sollevò i baffi, poi si lisciò la barba, bevette, e
riprese: - oggi, amici cari, ci mancò poco, che non fosse una giornata
brusca come ieri, o peggio. E non mi par quasi vero d'esser qui a
chiacchierar con voi altri; perché avevo già messo da parte ogni
pensiero di viaggio, per restare a guardar la mia povera bottega.
- Che diavolo c'era? - disse uno degli ascoltanti.
- Proprio il diavolo: sentirete -. E trinciando la pietanza che gli
era stata messa davanti, e poi mangiando, continuò il suo racconto. I
compagni, ritti di qua e di là della tavola, lo stavano a sentire, con
la bocca aperta; Renzo, al suo posto, senza che paresse suo fatto, stava
attento, forse più di tutti, masticando adagio adagio gli ultimi suoi
bocconi.
- Stamattina dunque que' birboni che ieri avevano fatto quel chiasso
orrendo, si trovarono a' posti convenuti (già c'era un'intelligenza:
tutte cose preparate); si riunirono, e ricominciarono quella bella
storia di girare di strada in strada, gridando per tirar altra gente.
Sapete che è come quando si spazza, con riverenza parlando, la casa; il
mucchio del sudiciume ingrossa quanto più va avanti. Quando parve loro
d'esser gente abbastanza, s'avviarono verso la casa del signor vicario
di provvisione; come se non bastassero le tirannie che gli hanno fatte
ieri: a un signore di quella sorte! oh che birboni! E la roba che
dicevan contro di lui! Tutte invenzioni: un signor dabbene, puntuale; e
io lo posso dire, che son tutto di casa, e lo servo di panno per le
livree della servitù. S'incamminaron dunque verso quella casa: bisognava
veder che canaglia, che facce: figuratevi che son passati davanti alla
mia bottega: facce che... i giudei della Via Crucis non ci son
per nulla. E le cose che uscivan da quelle bocche! da turarsene gli
orecchi, se non fosse stato che non tornava conto di farsi scorgere.
Andavan dunque con la buona intenzione di dare il sacco; ma... - E qui,
alzata in aria, e stesa la mano sinistra, si mise la punta del pollice
alla punta del naso.
- Ma? - dissero forse tutti gli ascoltatori.
- Ma, - continuò il mercante, - trovaron la strada chiusa con travi e
con carri, e, dietro quella barricata, una bella fila di micheletti,
con gli archibusi spianati, per riceverli come si meritavano. Quando
videro questo bell'apparato... Cosa avreste fatto voi altri?
- Tornare indietro.
- Sicuro; e così fecero. Ma vedete un poco se non era il demonio che
li portava. Son lì sul Cordusio, vedon lì quel forno che fin da ieri,
avevan voluto saccheggiare; e cosa si faceva in quella bottega? si
distribuiva il pane agli avventori; c'era de' cavalieri, e fior di
cavalieri, a invigilare che tutto andasse bene; e costoro (avevano il
diavolo addosso vi dico, e poi c'era chi gli aizzava), costoro, dentro
come disperati; piglia tu, che piglio anch'io: in un batter d'occhio,
cavalieri, fornai, avventori, pani, banco, panche, madie, casse, sacchi,
frulloni, crusca, farina, pasta, tutto sottosopra.
- E i micheletti?
- I micheletti avevan la casa del vicario da guardare: non si può
cantare e portar la croce. Fu in un batter d'occhio, vi dico: piglia
piglia; tutto ciò che c'era buono a qualcosa, fu preso. E poi torna in
campo quel bel ritrovato di ieri, di portare il resto sulla piazza, e di
farne una fiammata. E già cominciavano, i manigoldi, a tirar fuori
roba; quando uno più manigoldo degli altri, indovinate un po' con che
bella proposta venne fuori.
- Con che cosa?
- Di fare un mucchio di tutto nella bottega, e di dar fuoco al mucchio e alla casa insieme. Detto fatto...
- Ci han dato fuoco?
- Aspettate. Un galantuomo del vicinato ebbe un'ispirazione dal
cielo. Corse su nelle stanze, cercò d'un Crocifisso, lo trovò, l'attaccò
all'archetto d'una finestra, prese da capo d'un letto due candele
benedette, le accese, e le mise sul davanzale, a destra e a sinistra del
Crocifisso. La gente guarda in su. In un Milano, bisogna dirla, c'è
ancora del timor di Dio; tutti tornarono in sé. La più parte, voglio
dire; c'era bensì de' diavoli che, per rubare, avrebbero dato fuoco
anche al paradiso; ma visto che la gente non era del loro parere,
dovettero smettere, e star cheti. Indovinate ora chi arrivò
all'improvviso. Tutti i monsignori del duomo, in processione, a croce
alzata, in abito corale; e monsignor Mazenta, arciprete, comincio a
predicare da una parte, e monsignor Settala, penitenziere, da un'altra, e
gli altri anche loro: ma, brava gente! ma cosa volete fare? ma è questo
l'esempio che date a' vostri figliuoli? ma tornate a casa; ma non
sapete che il pane è a buon mercato, più di prima? ma andate a vedere,
che c'è l'avviso sulle cantonate.
- Era vero?
- Diavolo! Volete che i monsignori del duomo venissero in cappa magna a dir delle fandonie?
- E la gente cosa fece?
- A poco a poco se n'andarono; corsero alle cantonate; e, chi sapeva
leggere, la c'era proprio la meta. Indovinate un poco: un pane
d'ott'once, per un soldo.
- Che bazza!
- La vigna è bella; pur che la duri. Sapete quanta farina hanno
mandata a male, tra ieri e stamattina? Da mantenerne il ducato per due
mesi.
- E per fuori di Milano, non s'è fatta nessuna legge buona?
- Quel che s'è fatto per Milano, è tutto a spese della città. Non so
che vi dire: per voi altri sarà quel che Dio vorrà. A buon conto, i
fracassi son finiti. Non v'ho detto tutto; ora viene il buono.
- Cosa c'è ancora?
- C'è che, ier sera o stamattina che sia, ne sono stati agguantati
molti; e subito s'è saputo che i capi saranno impiccati. Appena cominciò
a spargersi questa voce, ognuno andava a casa per la più corta, per non
arrischiare d'esser nel numero. Milano, quand'io ne sono uscito, pareva
un convento di frati.
- Gl'impiccheranno poi davvero?
- Eccome! e presto, - rispose il mercante.
- E la gente cosa farà? - domandò ancora colui che aveva fatta l'altra domanda.
- La gente? anderà a vedere, - disse il mercante. - Avevan tanta
voglia di veder morire un cristiano all'aria aperta, che volevano,
birboni! far la festa al signor vicario di provvisione. In vece sua,
avranno quattro tristi, serviti con tutte le formalità, accompagnati da'
cappuccini, e da' confratelli della buona morte; e gente che se l'è
meritato. È una provvidenza, vedete; era una cosa necessaria.
Cominciavan già a prender il vizio d'entrar nelle botteghe, e di
servirsi, senza metter mano alla borsa; se li lasciavan fare, dopo il
pane sarebbero venuti al vino, e così di mano in mano... Pensate se
coloro volevano smettere, di loro spontanea volontà, una usanza così
comoda. E vi so dir io che, per un galantuomo che ha bottega aperta, era
un pensier poco allegro.
- Davvero, - disse uno degli ascoltatori. - Davvero, - ripeteron gli altri, a una voce.
- E, - continuò il mercante, asciugandosi la barba col tovagliolo, - l'era ordita da un pezzo: c'era una lega, sapete?
- C'era una lega?
- C'era una lega. Tutte cabale ordite da' navarrini, da quel
cardinale là di Francia, sapete chi voglio dire, che ha un certo nome
mezzo turco, e che ogni giorno ne pensa una, per far qualche dispetto
alla corona di Spagna. Ma sopra tutto, tende a far qualche tiro a
Milano; perché vede bene, il furbo, che qui sta la forza del re.
- Già.
- Ne volete una prova? Chi ha fatto il più gran chiasso, eran
forestieri; andavano in giro facce, che in Milano non s'eran mai vedute.
Anzi mi dimenticavo di dirvene una che m'è stata data per certa. La
giustizia aveva acchiappato uno in un'osteria... - Renzo, il quale non
perdeva un ette di quel discorso, al tocco di questa corda, si sentì
venir freddo, e diede un guizzo, prima che potesse pensare a contenersi.
Nessuno però se n'avvide; e il dicitore, senza interrompere il filo del
racconto, seguitò: - uno che non si sa bene ancora da che parte fosse
venuto, da chi fosse mandato, né che razza d'uomo si fosse; ma certo era
uno de' capi. Già ieri, nel forte del baccano, aveva fatto il diavolo; e
poi, non contento di questo, s'era messo a predicare, e a proporre,
così una galanteria, che s'ammazzassero tutti i signori. Birbante! Chi
farebbe viver la povera gente, quando i signori fossero ammazzati? La
giustizia, che l'aveva appostato, gli mise l'unghie addosso; gli
trovarono un fascio di lettere; e lo menavano in gabbia; ma che? i suoi
compagni, che facevan la ronda intorno all'osteria, vennero in gran
numero, e lo liberarono, il manigoldo.
- E cosa n'è stato?
- Non si sa; sarà scappato, o sarà nascosto in Milano: son gente che
non ha né casa né tetto, e trovan per tutto da alloggiare e da
rintanarsi: però finché il diavolo può, e vuole aiutarli: ci dan poi
dentro quando meno se lo pensano; perché, quando la pera è matura,
convien che caschi. Per ora si sa di sicuro che le lettere son rimaste
in mano della giustizia, e che c'è descritta tutta la cabala; e si dice
che n'anderà di mezzo molta gente. Peggio per loro; che hanno messo a
soqquadro mezzo Milano, e volevano anche far peggio. Dicono che i fornai
son birboni. Lo so anch'io; ma bisogna impiccarli per via di giustizia.
C'è del grano nascosto. Chi non lo sa? Ma tocca a chi comanda a tener
buone spie, e andarlo a disotterrare, e mandare anche gl'incettatori a
dar calci all'aria, in compagnia de' fornai. E se chi comanda non fa
nulla, tocca alla città a ricorrere; e se non dànno retta alla prima,
ricorrere ancora; ché a forza di ricorrere s'ottiene; e non metter su
un'usanza così scellerata d'entrar nelle botteghe e ne' fondachi, a
prender la roba a man salva.
A Renzo quel poco mangiare era andato in tanto veleno. Gli pareva
mill'anni d'esser fuori e lontano da quell'osteria, da quel paese; e più
di dieci volte aveva detto a sé stesso: andiamo, andiamo. Ma quella
paura di dar sospetto, cresciuta allora oltremodo, e fatta tiranna di
tutti i suoi pensieri, l'aveva tenuto sempre inchiodato sulla panca. In
quella perplessità, pensò che il ciarlone doveva poi finire di parlar di
lui; e concluse tra sé, di moversi, appena sentisse attaccare qualche
altro discorso.
- E per questo, - disse uno della brigata, - io che so come vanno
queste faccende, e che ne' tumulti i galantuomini non ci stanno bene,
non mi son lasciato vincere dalla curiosità, e son rimasto a casa mia.
- E io, mi son mosso? - disse un altro.
- Io? - soggiunse un terzo: - se per caso mi fossi trovato in Milano,
avrei lasciato imperfetto qualunque affare, e sarei tornato subito a
casa mia. Ho moglie e figliuoli; e poi, dico la verità, i baccani non mi
piacciono.
A questo punto, l'oste, ch'era stato anche lui a sentire, andò verso
l'altra cima della tavola, per veder cosa faceva quel forestiero. Renzo
colse l'occasione, chiamò l'oste con un cenno, gli chiese il conto, lo
saldò senza tirare, quantunque l'acque fossero molto basse; e, senza far
altri discorsi, andò diritto all'uscio, passò la soglia, e, a guida
della Provvidenza, s'incamminò dalla parte opposta a quella per cui era
venuto.
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