Luoghi: il lazzaretto di Milano
Tempo: pomeriggio del 31 agosto 1630
Il capitolo presenta una struttura circolare: si apre e si chiude con
una figura esemplare di cappuccino che impartisce una lezione di
profonda religiosità e la vicenda segue uno sviluppo progressivo,
lineare, verso la felice risoluzione di tutta la vicenda, che si
sviluppa in tre macrosequenze.
- La predica di padre Felice;
- Il dialogo tra Renzo e Lucia;
- Lo scioglimento del voto da parte di fra Cristoforo.
Il capitolo chiude anche il cerchio dell’intero romanzo riallacciandosi
al capitolo di apertura e ristabilendo l’ordine che quel capitolo ha
visto infrangere da don Rodrigo; l’uscita di Renzo dal lazzaretto chiude
poi a cerchio il suo percorso all’interno di un luogo di morte e lo
prepara a tornare al suo paese natio.
LA PREDICA DI PADRE FELICE: il passo è dominato dalla
focalizzazione interna di Renzo, poi quella dell’uditorio di padre
Felice che si alterna a quella del narratore esterno. Come sempre la
focalizzazione zero smorza l’intensità delle emozioni con descrizioni
oggettive, quella interna viceversa accentua il pathos e il
coinvolgimento emotivo del lettore. La struttura sintattica della
predica è costruita secondo la tradizione oratoria dei cappuccini, con
il gusto delle anafore, delle antitesi e delle domande retoriche. Le
parole del frate sono accompagnate dalla teatralità dei gesti di gusto
secentesco e scandite con un ritmo lento, che sembra riprodurre quello
delle litanie e della processione stessa. L’apertura di questo capitolo
ci riporta all’inizio dell’avventura di Renzo, quando, lasciata Lucia a
Monza, oscillava tra sentimenti opposti e al pensiero di Lucia associava
quello di don Rodrigo: il parallelismo non è affatto casuale, anzi
serve a sottolineare la trasformazione avvenuta in Renzo. È l’amore
cristiano che può scardinare la tradizione letteraria fondata sulla
lotta tra protagonista e antagonista per la conquista della donna amata
ed è questa la novità del romanzo manzoniano.
IL DIALOGO D’AMORE: il passo è prevalentemente
mimetico. Si tratta di una scena in cui domina il dialogo tra i due
protagonisti finalmente a confronto, dopo la lunga separazione, ed
essendo l’unico dialogo d’amore presente nel romanzo, risente degli echi
letterari famosi, in particolare quello di Paolo e Francesca
nell’Inferno dantesco. Dato che a parlare sono i due protagonisti, la
lingua scelta è quella popolare che, soprattutto quando essi sono più
infervorati, è fatta da frasi interrotte e piene di anacoluti, oltre che
tante scorrettezze grammaticali ( Al Signore gli piace...; come è
proprio stato la verità). Il dialogo sembrerebbe contraddire il rifiuto
manzoniano di parlare d’amore, ma in realtà non si tratta neanche
questa volta di un vero e proprio dialogo d’amore: i due protagonisti
non hanno mai avuto, nel corso del romanzo, che pochi scambi di battute
fino al momento della loro separazione e il loro amore si è rivelato
solo nella lontananza attraverso parole e pensieri che proprio la
lontananza ha suscitato in loro. Così il dialogo è lecito, perché non
può turbare il lettore: parla di un amore impossibile, negato.
LO SCIOGLIMENTO DEL VOTO: di fronte alla nuova
possibilità che il frate offre a Lucia, lei è sconvolta dall’assalto di
desideri rimossi e dall’insorgere opposto del suo senso morale. Fra
Cristoforo, però, le offre un punto di vista diverso: il suo amore non è
peccato, ma è voluto da Dio. egli parla in Suo nome e, contravvenendo
alla regola che chi ha formulato il voto debba chiedere in piena libertà
che venga sciolto, le dice: se voi mi chiedete ch’io vi dichiari
sciolta da codesto voto, io non esiterò a farlo, e desidero anzi che me
lo chiediate. Impone quindi a Lucia una scelta che lei non ha il
coraggio di fare e lei accetta; a questo punto il frate celebra le nozze
spirituali dei due giovani, affidando loro il proprio testamento
spirituale e a suggellarlo dona loro il pane del perdono, chiedendo di
conservarlo e tramandarlo anche come simbolo di un precetto che ha prima
di tutto impartito a sé stesso: perdonare sempre e comunque.
Significativo è il fatto che il padre porga la scatola a Lucia: è lei la
figlia prediletta in cui vede realizzato pienamente il proprio ideale,
mentre Renzo è per lui il doppio di quel Lodovico che si tiene dentro e
che faticosamente ha portato sulla retta via, nonostante conservi quel
peccato di cui Lucia è priva e che ancora esiste in Cristoforo.
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