La peste la prende anche don Rodrigo: se la scopre addosso una sera
tornando da un festino dove aveva celebrato ironicamente il morto conte
Attilio. Chiede aiuto al Griso perché chiami un medico: il Griso chiama
invece i monatti. Che lo portano al lazza retto. Ma prima del padrone
muore fulminato dalla peste anche il Griso. Di peste s'ammala anche
Renzo, ma la forte, contadinesca fibra lo salva: superata la
convalescenza decide di far ritorno al suo paese in cerca di Lucia.
Nessuno in tanta confusione si curerà di lui
e dei suoi conti con la
Giustizia. Salutato il cugino Bortolo, riattraversa l'Adda e si affaccia
al suo paese. Dovunque imperano i segni della morte, dell'abbandono,
della sofferenza. Incontra Tonio in camicia che dice cose senza senso:
la malattia lo aveva reso idiota e fatto somigliare stranamente al
fratello folle. Da una cantonata vede avanzare una cosa nera; è don
Abbondio che ha perduto Perpetua: è mal messo ma si preoccupa della
presenza di Renzo. per lui sorgente di guai. Di Agnese sa che si
rifugiata a Pasturo, di Lucia dice che è a Milano in casa di don
Ferrante. Altro non sa; una sola cosa vorrebbe: che Renzo torni al più
presto dond'è venuto. Renzo passa anche accanto alla sua vigna: ormai
ridotta a una marmaglia di piante, di vilupponi arrampicati, di rovi, di
un guazzabuglio di steli. Pare anch'essa investita e disgregata dalla
peste. A sera trova rifugio in casa di un amico. L'indomani decide di
recarsi a Milano in cerca di Lucia.
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