Si ritira l'esercito ma lascia dietro di sé oltre che le devastazioni un
segno negativo di paurosa potenza distruttiva: la peste che allora
sembrava essere costantemente presente all'interno degli eserciti. Le
prime vittime furono accertate nel territorio di Lecco. Un soldato
italiano militante nell'esercito tedesco la porta a Milano. Primo ad
accorgersene e a darne l'allarme alle autorità sollecitando interventi
precisi e rapidi; fu il protofisico (una sorta di Ministro della Sanità)
Ludovico Settala: ne aveva diretta esperienza essendo
passato indenne
per quella del 1576. La gente sembra mettersi la testa dentro la sabbia e
non ci crede: si dice che si tratta di un 'epidemia di varia natura
dovuta alla carestia e agli strapazzi provocati dall'invasione dei
lanzi. C'è una sorta di fuga dalla realtà. Si ha tanta paura delle
parole che, invece di peste, si parla di febbre pestilenziale. Il
governatore Ambrogio Spinola (don Gonzalo era stato sostituito),
occupato dalla guerra, risponde alle autorità che facessero loro. lui ha
cose più importanti cui pensare. Si riapre il lazzaretto che si vede
ogni giorno di più colmare di malati: la maggior parte dei quali muore.
Il lazzaretto, data l'insipienza e l'inefficienza dei poteri politici,
affidato alla direzione ed amministrazione dei padri cappuccini: questi
si adoperano eroicamente per i malati, molti prendono la peste, i più di
loro muoiono. Ma la peste non è solo un male di per sé, non semina
soltanto sofferenze e morte: scompiglia la vita mentale della gente e
l'avvia verso le credenze più folli, verso Pirrazionalità. Non trovando
la vera causa dell'epidemia, la gente inventa e dà credito ad alcune
motivazioni e cause infondate: si pensa e crede che in giro vadano degli
untori che, spinti da ragioni politiche o da perverse tendenze
assassine, spargano e imbrattino di cose unte le cose e i luoghi
pubblici. Chi ne è toccato, si prende la peste. Si credette di averne
trovati alcuni che sottoposti a tortura si dissero colpevoli: furono
avviati a morte e là dove c'era la casa di uno, fu eretta una colonna
col compito di ricordare alle generazioni seguenti l'infamia di così
efferato gesto.
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