Renzo ha da poco varcato l'ingresso del lazzaretto, che il tempo quasi
sciogliendosi dalla gravezza da tempo imperante sulla città si risolve
in un forte temporale. L'acqua veniva a secchie. Ma Renzo non si lascia
frenare o distogliere: una nuova, fervida, alacre vita sembra essersi
ridestata in lui e lo spinge infaticabile verso il proprio paese. Deve
ordinare parecchie cose e deve ormai preparare tutto per l'arrivo di
Lucia: allora si penserà al matrimonio. Cammina tutta notte e al mattino
si trova in casa dell'amico che,
quasi avvertendo anche lui la
liberazione da un incubo, sorride al vedere Renzo ridotto così
malamente. Lo fa mangiare e si fa raccontare per filo e per segno tutte
le avventure degli ultimi giorni. Asciugato e riposato il giorno dopo
Renzo si reca a Pasturo: vi trova Agnese e anche a lei racconta di Lucia
e dello scioglimento del voto. Poi sempre a piedi ed incontenibile va a
Bergamo per Bortolo e per cercare casa: sposato intende trasferirvisi.
Infine torna al paese e vi trascorre alcuni giorni ora chiacchierando
con Agnese ora lavorando il poderetto di lei. Renzo manifesta il
proposito di vendere la sua vigna e la sua casa. Lucia, intanto, con la
mercantessa ormai guarita, si trasferisce nella casa di questa. Da lei
Lucia viene a sapere di Gertrude e della turpe vita che conduceva al
monastero. Sa anche della morte dei suoi ospiti, donna Prassede e don
Ferrante. Questi era morto come un eroe della scienza: si era convinto
che la peste era dovuta ad un influsso, avverso, delle stelle e quindi
non prese alcuna precauzione: un giorno si mise a letto e vi morì con un
ultimo sguardo alle stelle, della cui dottrina aveva creduto di
nutrirsi.
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