Testo Completo
S'immagini il lettore il recinto del lazzeretto, popolato di sedici
mila appestati; quello spazio tutt'ingombro, dove di capanne e di
baracche, dove di carri, dove di gente; quelle due interminate fughe di
portici, a destra e a sinistra, piene, gremite di languenti o di
cadaveri confusi, sopra sacconi, o sulla paglia; e su tutto quel quasi
immenso covile, un brulichìo, come un ondeggiamento; e qua e là, un
andare e venire, un fermarsi, un correre, un chinarsi, un alzarsi, di
convalescenti, di frenetici, di serventi. Tale fu lo spettacolo che
riempì a un tratto la vista di Renzo, e lo tenne lì, sopraffatto e
compreso. Questo spettacolo, noi non ci proponiam certo di
descriverlo a
parte a parte, né il lettore lo desidera; solo, seguendo il nostro
giovine nel suo penoso giro, ci fermeremo alle sue fermate, e di ciò che
gli toccò di vedere diremo quanto sia necessario a raccontar ciò che
fece, e ciò che gli seguì.
Dalla porta dove s'era fermato, fino alla cappella del mezzo, e di là
all'altra porta in faccia, c'era come un viale sgombro di capanne e
d'ogni altro impedimento stabile; e alla seconda occhiata, Renzo vide in
quello un tramenìo di carri, un portar via roba, per far luogo; vide
cappuccini e secolari che dirigevano quell'operazione, e insieme
mandavan via chi non ci avesse che fare. E temendo d'essere anche lui
messo fuori in quella maniera, si cacciò addirittura tra le capanne,
dalla parte a cui si trovava casualmente voltato, alla diritta.
Andava avanti, secondo che vedeva posto da poter mettere il piede, da
capanna a capanna, facendo capolino in ognuna, e osservando i letti
ch'eran fuori allo scoperto, esaminando volti abbattuti dal patimento, o
contratti dallo spasimo, o immobili nella morte, se mai gli venisse
fatto di trovar quello che pur temeva di trovare. Ma aveva già fatto un
bel pezzetto di cammino, e ripetuto più e più volte quel doloroso esame,
senza veder mai nessuna donna: onde s'immaginò che dovessero essere in
un luogo separato. E indovinava; ma dove fosse, non n'aveva indizio, né
poteva argomentarlo. Incontrava ogni tanto ministri, tanto diversi
d'aspetto e di maniere e d'abito, quanto diverso e opposto era il
principio che dava agli uni e agli altri una forza uguale di vivere in
tali servizi: negli uni l'estinzione d'ogni senso di pietà, negli altri
una pietà sovrumana. Ma né agli uni né agli altri si sentiva di far
domande, per non procacciarsi alle volte un inciampo; e deliberò
d'andare, andare, fin che arrivasse a trovar donne. E andando non
lasciava di spiare intorno; ma di tempo in tempo era costretto a
ritirare lo sguardo contristato, e come abbagliato da tante piaghe. Ma
dove rivolgerlo, dove riposarlo, che sopra altre piaghe?
L'aria stessa e il cielo accrescevano, se qualche cosa poteva
accrescerlo, l'orrore di quelle viste. La nebbia s'era a poco a poco
addensata e accavallata in nuvoloni che, rabbuiandosi sempre più, davano
idea d'un annottar tempestoso; se non che, verso il mezzo di quel cielo
cupo e abbassato, traspariva, come da un fitto velo, la spera del sole,
pallida, che spargeva intorno a sé un barlume fioco e sfumato, e
pioveva un calore morto e pesante. Ogni tanto, tra mezzo al ronzìo
continuo di quella confusa moltitudine, si sentiva un borbottar di
tuoni, profondo, come tronco, irresoluto; né, tendendo l'orecchio,
avreste saputo distinguere da che parte venisse; o avreste potuto
crederlo un correr lontano di carri, che si fermassero improvvisamente.
Non si vedeva, nelle campagne d'intorno, moversi un ramo d'albero, né un
uccello andarvisi a posare, o staccarsene: solo la rondine, comparendo
subitamente di sopra il tetto del recinto, sdrucciolava in giù con l'ali
tese, come per rasentare il terreno del campo; ma sbigottita da quel
brulichìo, risaliva rapidamente, e fuggiva. Era uno di que' tempi, in
cui, tra una compagnia di viandanti non c'è nessuno che rompa il
silenzio; e il cacciatore cammina pensieroso, con lo sguardo a terra; e
la villana, zappando nel campo, smette di cantare, senza avvedersene; di
que' tempi forieri della burrasca, in cui la natura, come immota al di
fuori, e agitata da un travaglio interno, par che opprima ogni vivente, e
aggiunga non so quale gravezza a ogni operazione, all'ozio,
all'esistenza stessa. Ma in quel luogo destinato per sé al patire e al
morire, si vedeva l'uomo già alle prese col male soccombere alla nuova
oppressione; si vedevan centinaia e centinaia peggiorar
precipitosamente; e insieme, l'ultima lotta era più affannosa, e
nell'aumento de' dolori, i gemiti più soffogati: né forse su quel luogo
di miserie era ancor passata un'ora crudele al par di questa.
Già aveva il giovine girato un bel pezzo, e senza frutto, per
quell'andirivieni di capanne, quando, nella varietà de' lamenti e nella
confusione del mormorìo, cominciò a distinguere un misto singolare di
vagiti e di belati; fin che arrivò a un assito scheggiato e sconnesso,
di dentro il quale veniva quel suono straordinario. Mise un occhio a un
largo spiraglio, tra due asse, e vide un recinto con dentro capanne
sparse, e, così in quelle, come nel piccol campo, non la solita
infermeria, ma bambinelli a giacere sopra materassine, o guanciali, o
lenzoli distesi, o topponi; e balie e altre donne in faccende; e, ciò
che più di tutto attraeva e fermava lo sguardo, capre mescolate con
quelle, e fatte loro aiutanti: uno spedale d'innocenti, quale il luogo e
il tempo potevan darlo. Era, dico, una cosa singolare a vedere alcune
di quelle bestie, ritte e quiete sopra questo e quel bambino, dargli la
poppa; e qualche altra accorrere a un vagito, come con senso materno, e
fermarsi presso il piccolo allievo, e procurar d'accomodarcisi sopra, e
belare, e dimenarsi, quasi chiamando chi venisse in aiuto a tutt'e due.
Qua e là eran sedute balie con bambini al petto; alcune in tal atto
d'amore, da far nascer dubbio nel riguardante, se fossero state attirate
in quel luogo dalla paga, o da quella carità spontanea che va in cerca
de' bisogni e de' dolori. Una di esse, tutta accorata, staccava dal suo
petto esausto un meschinello piangente, e andava tristamente cercando la
bestia, che potesse far le sue veci. Un'altra guardava con occhio di
compiacenza quello che le si era addormentato alla poppa, e baciatolo
mollemente, andava in una capanna a posarlo sur una materassina. Ma una
terza, abbandonando il suo petto al lattante straniero, con una
cert'aria però non di trascuranza, ma di preoccupazione, guardava fisso
il cielo: a che pensava essa, in quell'atto, con quello sguardo, se non a
un nato dalle sue viscere, che, forse poco prima, aveva succhiato quel
petto, che forse c'era spirato sopra? Altre donne più attempate
attendevano ad altri servizi. Una accorreva alle grida d'un bambino
affamato, lo prendeva, e lo portava vicino a una capra che pascolava a
un mucchio d'erba fresca, e glielo presentava alle poppe, gridando
l'inesperto animale e accarezzandolo insieme, affinché si prestasse
dolcemente all'ufizio. Questa correva a prendere un poverino, che una
capra tutt'intenta a allattarne un altro, pestava con una zampa: quella
portava in qua e in la il suo, ninnandolo, cercando, ora d'addormentarlo
col canto, ora d'acquietarlo con dolci parole, chiamandolo con un nome
ch'essa medesima gli aveva messo. Arrivò in quel punto un cappuccino con
la barba bianchissima, portando due bambini strillanti, uno per
braccio, raccolti allora vicino alle madri spirate; e una donna corse a
riceverli, e andava guardando tra la brigata e nel gregge, per trovar
subito chi tenesse lor luogo di madre.
Più d'una volta il giovine, spinto da quello ch'era il primo, e il
più forte de' suoi pensieri, s'era staccato dallo spiraglio per
andarsene; e poi ci aveva rimesso l'occhio, per guardare ancora un
momento.
Levatosi di lì finalmente, andò costeggiando l'assito, fin che un
mucchietto di capanne appoggiate a quello, lo costrinse a voltare. Andò
allora lungo le capanne, con la mira di riguadagnar l'assito, d'andar
fino alla fine di quello, e scoprir paese nuovo. Ora, mentre guardava
innanzi, per studiar la strada, un'apparizione repentina, passeggiera,
istantanea, gli ferì lo sguardo, e gli mise l'animo sottosopra. Vide, a
un cento passi di distanza, passare e perdersi subito tra le baracche un
cappuccino, un cappuccino che, anche così da lontano e così di fuga,
aveva tutto l'andare, tutto il fare, tutta la forma del padre
Cristoforo. Con la smania che potete pensare, corse verso quella parte; e
lì, a girare, a cercare, innanzi, indietro, dentro e fuori, per quegli
andirivieni, tanto che rivide, con altrettanta gioia, quella forma, quel
frate medesimo; lo vide poco lontano, che, scostandosi da una caldaia,
andava, con una scodella in mano, verso una capanna; poi lo vide sedersi
sull'uscio di quella, fare un segno di croce sulla scodella che teneva
dinanzi; e, guardando intorno, come uno che stia sempre all'erta,
mettersi a mangiare. Era proprio il padre Cristoforo.
La storia del quale, dal punto che l'abbiam perduto di vista, fino a
quest'incontro, sarà raccontata in due parole. Non s'era mai mosso da
Rimini, né aveva pensato a moversene, se non quando la peste scoppiata
in Milano gli offrì occasione di ciò che aveva sempre tanto desiderato,
di dar la sua vita per il prossimo. Pregò, con grand'istanza, d'esserci
richiamato, per assistere e servire gli appestati. Il conte zio era
morto; e del resto c'era più bisogno d'infermieri che di politici:
sicché fu esaudito senza difficoltà. Venne subito a Milano; entrò nel
lazzeretto; e c'era da circa tre mesi.
Ma la consolazione di Renzo nel ritrovare il suo buon frate, non fu
intera neppure un momento: nell'atto stesso d'accertarsi ch'era lui,
dovette vedere quant'era mutato. Il portamento curvo e stentato; il viso
scarno e smorto; e in tutto si vedeva una natura esausta, una carne
rotta e cadente, che s'aiutava e si sorreggeva, ogni momento, con uno
sforzo dell'animo.
Andava anche lui fissando lo sguardo nel giovine che veniva verso di
lui, e che, col gesto, non osando con la voce, cercava di farsi
distinguere e riconoscere. - Oh padre Cristoforo! - disse poi, quando
gli fu vicino da poter esser sentito senza alzar la voce.
- Tu qui! - disse il frate, posando in terra la scodella, e alzandosi da sedere.
- Come sta, padre? come sta?
- Meglio di tanti poverini che tu vedi qui, - rispose il frate: e la
sua voce era fioca, cupa, mutata come tutto il resto. L'occhio soltanto
era quello di prima, e un non so che più vivo e più splendido; quasi la
carità, sublimata nell'estremo dell'opera, ed esultante di sentirsi
vicina al suo principio, ci rimettesse un fuoco più ardente e più puro
di quello che l'infermità ci andava a poco a poco spegnendo.
- Ma tu, - proseguiva, - come sei qui? perché vieni così ad affrontar la peste?
- L'ho avuta, grazie al cielo. Vengo... a cercar di... Lucia.
- Lucia! è qui Lucia?
- È qui: almeno spero in Dio che ci sia ancora.
- È tua moglie?
- Oh caro padre! no che non è mia moglie. Non sa nulla di tutto quello che è accaduto?
- No, figliuolo: da che Dio m'ha allontanato da voi altri, io non
n'ho saputo più nulla; ma ora ch'Egli mi ti manda, dico la verità che
desidero molto di saperne. Ma... e il bando?
- Le sa dunque, le cose che m'hanno fatto?
- Ma tu, che avevi fatto?
- Senta, se volessi dire d'aver avuto giudizio, quel giorno in Milano, direi una bugia; ma cattive azioni non n'ho fatte punto.
- Te lo credo, e lo credevo anche prima.
- Ora dunque le potrò dir tutto.
- Aspetta, - disse il frate; e andato alcuni passi fuor della
capanna, chiamò: - padre Vittore! - Dopo qualche momento, comparve un
giovine cappuccino, al quale disse: - fatemi la carità, padre Vittore,
di guardare anche per me, a questi nostri poverini, intanto ch'io me ne
sto ritirato; e se alcuno però mi volesse, chiamatemi. Quel tale
principalmente! se mai desse il più piccolo segno di tornare in sé,
avvisatemi subito, per carità.
- Non dubitate, - rispose il giovine; e il vecchio, tornato verso
Renzo, - entriamo qui, - gli disse. - Ma... - soggiunse subito,
fermandosi, - tu mi pari ben rifinito: devi aver bisogno di mangiare.
- È vero, - disse Renzo: - ora che lei mi ci fa pensare, mi ricordo che sono ancora digiuno.
- Aspetta, - disse il frate; e, presa un'altra scodella, l'andò a
empire alla caldaia: tornato, la diede, con un cucchiaio, a Renzo; lo
fece sedere sur un saccone che gli serviva di letto; poi andò a una
botte ch'era in un canto, e ne spillò un bicchier di vino, che mise sur
un tavolino, davanti al suo convitato; riprese quindi la sua scodella, e
si mise a sedere accanto a lui.
- Oh padre Cristoforo! - disse Renzo: - tocca a lei a far codeste
cose? Ma già lei è sempre quel medesimo. La ringrazio proprio di cuore.
- Non ringraziar me, - disse il frate: - è roba de' poveri; ma anche
tu sei un povero, in questo momento. Ora dimmi quello che non so, dimmi
di quella nostra poverina; e cerca di spicciarti; ché c'è poco tempo, e
molto da fare, come tu vedi.
Renzo principiò, tra una cucchiaiata e l'altra, la storia di Lucia:
com'era stata ricoverata nel monastero di Monza, come rapita...
All'immagine di tali patimenti e di tali pericoli, al pensiero d'essere
stato lui quello che aveva indirizzata in quel luogo la povera
innocente, il buon frate rimase senza fiato; ma lo riprese subito,
sentendo com'era stata mirabilmente liberata, resa alla madre, e
allogata da questa presso a donna Prassede.
- Ora le racconterò di me, - proseguì Renzo; e raccontò in succinto
la giornata di Milano, la fuga; e come era sempre stato lontano da casa,
e ora, essendo ogni cosa sottosopra, s'era arrischiato d'andarci; come
non ci aveva trovato Agnese; come in Milano aveva saputo che Lucia era
al lazzeretto. - E son qui, - concluse, - son qui a cercarla, a veder se
è viva, e se... mi vuole ancora... perché... alle volte...
- Ma, - domandò il frate, - hai qualche indizio dove sia stata messa, quando ci sia venuta?
- Niente, caro padre; niente se non che è qui, se pur la c'è, che Dio voglia!
- Oh poverino! ma che ricerche hai tu finora fatte qui?
- Ho girato e rigirato; ma, tra l'altre cose, non ho mai visto quasi
altro che uomini. Ho ben pensato che le donne devono essere in un luogo a
parte, ma non ci sono mai potuto arrivare: se è così, ora lei me
l'insegnerà.
- Non sai, figliuolo, che è proibito d'entrarci agli uomini che non abbiano qualche incombenza?
- Ebbene, cosa mi può accadere?
- La regola è giusta e santa, figliuolo caro; e se la quantità e la
gravezza de' guai non lascia che si possa farla osservar con tutto il
rigore, è una ragione questa perché un galantuomo la trasgredisca?
- Ma, padre Cristoforo! - disse Renzo: - Lucia doveva esser mia
moglie; lei sa come siamo stati separati; son venti mesi che patisco, e
ho pazienza; son venuto fin qui, a rischio di tante cose, l'una peggio
dell'altra, e ora...
- Non so cosa dire, - riprese il frate, rispondendo piuttosto a' suoi
pensieri che alle parole del giovine: - tu vai con buona intenzione; e
piacesse a Dio che tutti quelli che hanno libero l'accesso in quel
luogo, ci si comportassero come posso fidarmi che farai tu. Dio, il
quale certamente benedice questa tua perseveranza d'affetto, questa tua
fedeltà in volere e in cercare colei ch'Egli t'aveva data; Dio, che è
più rigoroso degli uomini, ma più indulgente, non vorrà guardare a quel
che ci possa essere d'irregolare in codesto tuo modo di cercarla.
Ricordati solo, che, della tua condotta in quel luogo, avremo a render
conto tutt'e due; agli uomini facilmente no, ma a Dio senza dubbio. Vien
qui -. In così dire, s'alzò, e nel medesimo tempo anche Renzo; il
quale, non lasciando di dar retta alle sue parole, s'era intanto
consigliato tra sé di non parlare, come s'era proposto prima, di quella
tal promessa di Lucia. "Se sente anche questo, - aveva pensato, - mi fa
dell'altre difficoltà sicuro. O la trovo; e saremo sempre a tempo a
discorrerne; o... e allora! che serve?"
Tiratolo sull'uscio della capanna, ch'era a settentrione, il frate
riprese: - Senti; il nostro padre Felice, che è il presidente qui del
lazzeretto, conduce oggi a far la quarantina altrove i pochi guariti che
ci sono. Tu vedi quella chiesa lì nel mezzo... - e, alzando la mano
scarna e tremolante, indicava a sinistra nell'aria torbida la cupola
della cappella, che torreggiava sopra le miserabili tende; e proseguì: -
là intorno si vanno ora radunando, per uscire in processione dalla
porta per la quale tu devi essere entrato.
- Ah! era per questo dunque, che lavoravano a sbrattare la strada.
- Per l'appunto: e tu devi anche aver sentito qualche tocco di quella campana.
- N'ho sentito uno.
- Era il secondo: al terzo saran tutti radunati: il padre Felice farà
loro un piccolo discorso; e poi s'avvierà con loro. Tu, a quel tocco,
portati là; cerca di metterti dietro quella gente, da una parte della
strada, dove, senza disturbare, né dar nell'occhio, tu possa vederli
passare; e vedi... vedi... se la ci fosse. Se Dio non ha voluto che la
ci sia; quella parte, - e alzò di nuovo la mano, accennando il lato
dell'edifizio che avevan dirimpetto: - quella parte della fabbrica, e
una parte del terreno che è lì davanti, è assegnata alle donne. Vedrai
uno stecconato che divide questo da quel quartiere, ma in certi luoghi
interrotto, in altri aperto, sicché non troverai difficoltà per entrare.
Dentro poi, non facendo tu nulla che dia ombra a nessuno, nessuno
probabilmente non dirà nulla a te. Se però ti si facesse qualche
ostacolo, dì che il padre Cristoforo da *** ti conosce, e renderà conto
di te. Cercala lì; cercala con fiducia e... con rassegnazione. Perché,
ricordati che non è poco ciò che tu sei venuto a cercar qui: tu chiedi
una persona viva al lazzeretto! Sai tu quante volte io ho veduto
rinnovarsi questo mio povero popolo! quanti ne ho veduti portar via!
quanti pochi uscire!... Va' preparato a fare un sacrifizio...
- Già; intendo anch'io, - interruppe Renzo stravolgendo gli occhi, e
cambiandosi tutto in viso; - intendo! Vo: guarderò, cercherò, in un
luogo, nell'altro, e poi ancora, per tutto il lazzeretto, in lungo e in
largo... e se non la trovo!...
- Se non la trovi? - disse il frate, con un'aria di serietà e d'aspettativa, e con uno sguardo che ammoniva.
Ma Renzo, a cui la rabbia riaccesa dall'idea di quel dubbio aveva
fatto perdere il lume degli occhi, ripeté e seguitò: - se non la trovo,
vedrò di trovare qualchedun altro. O in Milano, o nel suo scellerato
palazzo, o in capo al mondo, o a casa del diavolo, lo troverò quel
furfante che ci ha separati; quel birbone che, se non fosse stato lui,
Lucia sarebbe mia, da venti mesi; e se eravamo destinati a morire,
almeno saremmo morti insieme. Se c'è ancora colui, lo troverò...
- Renzo! - disse il frate, afferrandolo per un braccio, e guardandolo ancor più severamente.
- E se lo trovo, - continuò Renzo, cieco affatto dalla collera, - se
la peste non ha già fatto giustizia... Non è più il tempo che un
poltrone, co' suoi bravi d'intorno, possa metter la gente alla
disperazione, e ridersene: è venuto un tempo che gli uomini s'incontrino
a viso a viso: e... la farò io la giustizia!
- Sciagurato! - gridò il padre Cristoforo, con una voce che aveva
ripresa tutta l'antica pienezza e sonorità: - sciagurato! - e la sua
testa cadente sul petto s'era sollevata; le gote si colorivano
dell'antica vita; e il fuoco degli occhi aveva un non so che di
terribile.
- Guarda, sciagurato! - E mentre con una mano stringeva e scoteva
forte il braccio di Renzo, girava l'altra davanti a sé, accennando
quanto più poteva della dolorosa scena all'intorno. - Guarda chi è Colui
che gastiga! Colui che giudica, e non è giudicato! Colui che flagella e
che perdona! Ma tu, verme della terra, tu vuoi far giustizia! Tu lo
sai, tu, quale sia la giustizia! Va', sciagurato, vattene! Io,
speravo... sì, ho sperato che, prima della mia morte, Dio m'avrebbe data
questa consolazione di sentir che la mia povera Lucia fosse viva; forse
di vederla, e di sentirmi prometter da lei che rivolgerebbe una
preghiera là verso quella fossa dov'io sarò. Va', tu m'hai levata la mia
speranza. Dio non l'ha lasciata in terra per te; e tu, certo, non hai
l'ardire di crederti degno che Dio pensi a consolarti. Avrà pensato a
lei, perché lei è una di quell'anime a cui son riservate le consolazioni
eterne. Va'! non ho più tempo di darti retta.
E così dicendo, rigettò da sé il braccio di Renzo, e si mosse verso una capanna d'infermi.
- Ah padre! - disse Renzo, andandogli dietro in atto supplichevole: - mi vuol mandar via in questa maniera?
- Come! - riprese, con voce non meno severa, il cappuccino. -
Ardiresti tu di pretendere ch'io rubassi il tempo a questi afflitti, i
quali aspettano ch'io parli loro del perdono di Dio, per ascoltar le tue
voci di rabbia, i tuoi proponimenti di vendetta? T'ho ascoltato quando
chiedevi consolazione e aiuto; ho lasciata la carità per la carità; ma
ora tu hai la tua vendetta in cuore: che vuoi da me? vattene. Ne ho
visti morire qui degli offesi che perdonavano; degli offensori che
gemevano di non potersi umiliare davanti all'offeso: ho pianto con gli
uni e con gli altri; ma con te che ho da fare?
- Ah gli perdono! gli perdono davvero, gli perdono per sempre! - esclamò il giovine.
- Renzo! - disse, con una serietà più tranquilla, il frate: pensaci; e dimmi un poco quante volte gli hai perdonato.
E, stato alquanto senza ricever risposta, tutt'a un tratto abbassò il
capo, e, con voce cupa e lenta, riprese: - tu sai perché io porto
quest'abito.
Renzo esitava.
- Tu lo sai! - riprese il vecchio.
- Lo so, - rispose Renzo.
- Ho odiato anch'io: io, che t'ho ripreso per un pensiero, per una
parola, l'uomo ch'io odiavo cordialmente, che odiavo da gran tempo, io
l'ho ucciso.
- Sì, ma un prepotente, uno di quelli...
- Zitto! - interruppe il frate: - credi tu che, se ci fosse una buona
ragione, io non l'avrei trovata in trent'anni? Ah! s'io potessi ora
metterti in cuore il sentimento che dopo ho avuto sempre, e che ho
ancora, per l'uomo ch'io odiavo! S'io potessi! io? ma Dio lo può: Egli
lo faccia!... Senti, Renzo: Egli ti vuol più bene di quel che te ne vuoi
tu: tu hai potuto macchinar la vendetta; ma Egli ha abbastanza forza e
abbastanza misericordia per impedirtela; ti fa una grazia di cui
qualchedun altro era troppo indegno. Tu sai, tu l'hai detto tante volte,
ch'Egli può fermar la mano d'un prepotente; ma sappi che può anche
fermar quella d'un vendicativo. E perché sei povero, perché sei offeso,
credi tu ch'Egli non possa difendere contro di te un uomo che ha creato a
sua immagine? Credi tu ch'Egli ti lascerebbe fare tutto quello che
vuoi? No! ma sai tu cosa puoi fare? Puoi odiare, e perderti; puoi, con
un tuo sentimento, allontanar da te ogni benedizione. Perché, in
qualunque maniera t'andassero le cose, qualunque fortuna tu avessi, tien
per certo che tutto sarà gastigo, finché tu non abbia perdonato in
maniera da non poter mai più dire: io gli perdono.
- Sì, sì, - disse Renzo, tutto commosso, e tutto confuso: capisco che
non gli avevo mai perdonato davvero; capisco che ho parlato da bestia, e
non da cristiano: e ora, con la grazia del Signore, sì, gli perdono
proprio di cuore.
- E se tu lo vedessi?
- Pregherei il Signore di dar pazienza a me, e di toccare il cuore a lui.
- Ti ricorderesti che il Signore non ci ha detto di perdonare a'
nostri nemici, ci ha detto d'amarli? Ti ricorderesti ch'Egli lo ha amato
a segno di morir per lui?
- Sì, col suo aiuto.
- Ebbene, vieni con me. Hai detto: lo troverò; lo troverai. Vieni, e
vedrai con chi tu potevi tener odio, a chi potevi desiderar del male,
volergliene fare, sopra che vita tu volevi far da padrone.
E, presa la mano di Renzo, e strettala come avrebbe potuto fare un
giovine sano, si mosse. Quello, senza osar di domandar altro, gli andò
dietro.
Dopo pochi passi, il frate si fermò vicino all'apertura d'una
capanna, fissò gli occhi in viso a Renzo, con un misto di gravità e di
tenerezza; e lo condusse dentro.
La prima cosa che si vedeva, nell'entrare, era un infermo seduto
sulla paglia nel fondo; un infermo però non aggravato, e che anzi poteva
parer vicino alla convalescenza; il quale, visto il padre, tentennò la
testa, come accennando di no: il padre abbassò la sua, con un atto di
tristezza e di rassegnazione. Renzo intanto, girando, con una curiosità
inquieta, lo sguardo sugli altri oggetti, vide tre o quattro infermi, ne
distinse uno da una parte sur una materassa, involtato in un lenzolo,
con una cappa signorile indosso, a guisa di coperta: lo fissò, riconobbe
don Rodrigo, e fece un passo indietro; ma il frate, facendogli di nuovo
sentir fortemente la mano con cui lo teneva, lo tirò appiè del covile,
e, stesavi sopra l'altra mano, accennava col dito l'uomo che vi giaceva.
Stava l'infelice, immoto; spalancati gli occhi, ma senza sguardo;
pallido il viso e sparso di macchie nere; nere ed enfiate le labbra:
l'avreste detto il viso d'un cadavere, se una contrazione violenta non
avesse reso testimonio d'una vita tenace. Il petto si sollevava di
quando in quando, con un respiro affannoso; la destra, fuor della cappa,
lo premeva vicino al cuore, con uno stringere adunco delle dita, livide
tutte, e sulla punta nere.
- Tu vedi! - disse il frate, con voce bassa e grave. - Può esser
gastigo, può esser misericordia. Il sentimento che tu proverai ora per
quest'uomo che t'ha offeso, sì; lo stesso sentimento, il Dio, che tu
pure hai offeso, avrà per te in quel giorno. Benedicilo, e sei
benedetto. Da quattro giorni è qui come tu lo vedi, senza dar segno di
sentimento. Forse il Signore è pronto a concedergli un'ora di
ravvedimento; ma voleva esserne pregato da te: forse vuole che tu ne lo
preghi con quella innocente; forse serba la grazia alla tua sola
preghiera, alla preghiera d'un cuore afflitto e rassegnato. Forse la
salvezza di quest'uomo e la tua dipende ora da te, da un tuo sentimento
di perdono, di compassione... d'amore!
Tacque; e, giunte le mani, chinò il viso sopra di esse, e pregò: Renzo fece lo stesso.
Erano da pochi momenti in quella positura, quando scoccò la campana.
Si mossero tutt'e due, come di concerto; e uscirono. Né l'uno fece
domande, né l'altro proteste: i loro visi parlavano.
- Va' ora, - riprese il frate, - va' preparato, sia a ricevere una
grazia, sia a fare un sacrifizio; a lodar Dio, qualunque sia l'esito
delle tue ricerche. E qualunque sia, vieni a darmene notizia; noi lo
loderemo insieme.
Qui, senza dir altro, si separarono; uno tornò dond'era venuto;
l'altro s'avviò alla cappella, che non era lontana più d'un cento passi.
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