Capitolo VIII - Riassunto

"Carneade! Chi era costui?" si sta chiedendo il curato, con un libretto aperto davanti senza poter immaginare cosa gli sta per capitare. Perpetua annuncia al curato l'arrivo di Tonio. Don Abondio è seccato dell'ora, ma preoccupato dei suoi soldi, il curato l'autorizza a farlo entrare. La donna scende ad aprire ma si trova davanti anche Agnese che, con l'astuta scusa di parlare delle calunnie sul conto del mancato matrimonio, la trascina lontano. Tonio e Gervaso possono entrare e, poco dopo, Renzo e Lucia li raggiungono senza farsi vedere. Si dà così l'avvio alla grande scena,
tragica e allo stesso tempo del tentativo di matrimonio. Al lume della lucerna, Tonio tira fuori le venticinque berlinghe; il curato le conta, estrae la collana che ha in pegno dal cassetto e mentre mette un po' di nero sul bianco come ricevuta, fra i due fratelli compaiono Renzo e Lucia. Renzo subito dice che quella è sua moglie, ma lei riesce a pronunciare: "e questo..." ma viene interrotta da don Abbondio che sconvolge la tavola, copre con un tappeto Lucia quasi a soffocarla e grida "Perpetua! Perpetua! Tradimento! Aiuto!..." scappado veloce come un gatto nella stanza vicina. Il sacrestano Ambrogio, svegliato di soprassalto, balza con le brache sotto il braccio a dar l'allarme. Ai sinistri rintocchi il paese è in subbuglio, la gente accorre, alcuni stanno a vedere. Lo scampanio allarma gli sposi, i testimoni, Perpetua, Agnese ed Anche i bravi, che guidati dal Griso, stanno dando l'assalto alla castta vuota di Lucia. Costoro avevano messo sottosopra la casa al buio, quindi il Griso acceo sil suo lanternino, era entrato nella stanza, ma non vi aveva trovato nessuno; l'azione svoltasi nella solitudine e nel silenzio, fu interrotta dall'urla di Menico e subito dopo dalla tempesta di rintocchi in fila. I bravi si scompigliano, s'urtano a vicenda, solo l'autorità del Griso riuscirà a riordinarli e farli battere in ritirata. Perpetua corre nalla canonica, mentre i due sposi rimasti promessi s'imbattono in Agnese. Mentre Renzo consigliava di correre a casa, sopraggiunge Menico che li informa contemporaneamente che ci sono i diavoli in casa di Lucia e che padre Cristoforo chiede loro di recarsi immediatamente al convento. Renzo, l'unico che conserva in quel momento un po' di lucidità, accetta senza indugi la proposta e trascina le due donne attraverso il paese ancora deserto fino ai campi avviandosi alla chiesa di padre Cristoforo; ognuno col suo angoscioso tormento. Giunti al convento, trovano la porta aperta e lì dentro scorgono, illuminato dalla luna, padre Cristoforo assieme al sagrestano fra Fazio. Quest'ultimo, scandalizzato dall'ingresso nel convento di due donne di notte, viene messo a tacere da padre Cristoforo con la citazione in latino di una frase di san Paolo: Omnia munda mundis (tutto è puro per chi è puro). Si rallegra che tutti siano salvi; nulla sa del tentativo di matrimonio a sorpresa. Il frate comunica con maggior dettaglio il tentativo da parte di don Rodrigo di rapire Lucia e del pericolo scampato. Inoltre comunica di aver predisposto la fuga dal paese della coppia in due conventi diversi: per le due donne in una località non precisata e Milano per Renzo. Da quindi istruzioni per attraversare il lago tramite un barcaiolo amico e quindi il passaggio su un baroccio fino alla meta. Dopo essersi fattoc onsegnare le chiavi delle case, invita alla preghiera invocando Dio nell'aiuto alla conversione di don Rodrigo in quanto a differenza lodo privo del conforto della fede. Quindi li congeda, così mentre fra Cristoforo rientra in sagrestia, Renzo, Lucia e Agnese si avviano verso il lago dove trovano il barcaiolo pronto a traghettarli. Si apre quindi una pagina descrittiva, un notturno sul lago, di intensa capacità evocativa che trasmette al lettore una sensazione di quiete che contrasta fortemente con il ritmo acceso delle pagine precedenti. Lucia, si abbandona sulla barca e piangendo dà l'addio ai monti, ai torrenti, alle ville, alla casa, alla chiesa. E' un addio che è un coro, come quello ad Ermengarda morente nell'Adelchi: il poeta traduce in lingua poetica i pensieri che Lucia può dire solo in lacrime. Chi canta l'addio è il poeta e non l'umile contadinella, interprete di un mondo di angoscie e di affanni. Il Manzoni, insieme con Lucia, trova conforto nel pensiero che Dio non turba mai la gioia dei suoi figli, de non per prepararne loro una più certa e più grande.

Nessun commento:

Posta un commento