Capitolo II - Analisi e Commento

Personaggi
I personaggi di questo capitolo sono Don Abbondio, Renzo, Perpetua, Lucia, Agnese, la piccola Bettina.
Don Abbondio risulta essere, come nel primo capitolo, uno dei personaggi principali, difatti è proprio a causa sua che Renzo si ribella e non si può sposare; durante la notte Don Abbondio aveva meditato a più che una soluzione al problema, un modo per posticiparlo dicendo a Renzo che vi erano degli impicci legali. La caratterizzazione psicologica di Don Abbondio è ancor più evidente

e determinata nel suo atteggiamento con Renzo: Don Abbondio, come abbiamo visto nel primo capitolo, si sottomette alla violenza dei potenti senza reagire, ma questo odio lo scarica su coloro che non hanno colpa e modo di difendersi: i poveri, gli ignoranti che in questo caso vengono rappresentati da Renzo. Tutto il dialogo tra Don Abbondio e Renzo è improntato sull’umorismo tragico di Don Abbondio che cerca di non impicciarsi e di eludersi anche dagli stessi discorsi in cui è lui l’elemento principale.
Il personaggio di Renzo era già stato presentato nel primo capitolo in modo indiretto, dal punto di vista di Don Abbondio; ora viene ritratto dal narratore e difatti abbiamo una caratterizzazione sociale, viene detto esplicitamento che è un uomo di vent’anni, che deve in quel giorno sposare la sua amata. Era fin dall’adolescenza, rimasto privo di parenti, ed esercitava la professione di filatore di seta, ereditata dalla sua famiglia; professione, negli anni indietro, assai lucrosa. Renzo possedeva un poderetto che faceva lavorare egli stesso. Il narratore riporta anche la sua caratterizzazione fisica, e ci viene descritto: “in gran gala con penne di vario colore al cappello, col suo pugnale del manico bello, nel taschino de’ calzoni, con una cert’aria di festa e nello stesso tempo di braveria, comune allora anche agli uomini più quieti”.
Perpetua si rivela una serva al tempo fedele e poco fedele perché ella quando parla con Renzo sembra non saper e non voler dire niente, però da degli indizi a Renzo perché non vuole che il suo padrone venga ingiustamente accusato di un crimine che lui non ha commesso e per cui lui non può far niente.
Viene in questo capitolo introdotta la figura di Lucia, la quale rappresenta la classica brava ragazza, religiosa; già dai diminutivi con cui descrivono la sua casa si capisce che genere di persona è: difatti la sua è un ‘casetta con un piccolo cortile dinanzi, che la separava dalla strada, ed era cinto da un murettino’ ed essa era ‘in fondo, anzi un po’ fuori’, al paese; mentre quella di Renzo era una ‘casa, ch’era nel mezzo del villaggio’. Caratterizzazione psicologica: ‘e lei s’andava schermendo, con quella modestia un po’ guerriera delle contadine, facendosi scudo alla faccia col gomito, chinandola sul busto, e aggrottando i lunghi e neri sopraccigli, mentre però la bocca s’apriva al sorriso’. Caratterizzazione fisica: ‘i neri e giovanili capelli, spartiti sopra la fronte, con una bianca e sottile drizzatura, si ravvolgevan, dietro il capo, in cerchi moltiplici di trecce, trapassate da lunghi spilli d’argento che si dividevano all’intorno, quasi a guisa de’ raggi d’un’aureola, come ancora usavano le contadine nel milanese. Intorno al collo aveva un vezzo di granati alternati con bottoni d’oro a filigrana… (fino a)…le dà un carattere particolare’. Caratterizzazione sociale: ‘contadina del milanese’, è una giovane molto accorta, in ella vi sono dei sentimenti contrastanti come succedeva in tutte le ragazze il giorno del loro matrimonio, è molto religiosa determinata e riflessiva, mentre Renzo è istintivo e rappresenta il classico sbruffoncello di paese che pensa di risolvere tutto con la violenza; Renzo e Lucia sono due personaggi complementari, difatti mentre Renzo di fronte alla notizia dell’annullamento del matrimonio non riesce a contenere la rabbia, Lucia non è persuasa dalla rabbia ma in essa vi è solo paura e pudore perché il suo nome è stato affiancato a quello di un uomo che non è Renzo. La piccola Bettina rappresenta i fanciulli che sono spesso presenti nel romanzo perché per il narratore sono metafore dell’innocenza. Il personaggio di Agnese viene solo nominato da Lucia, ma da queste poche righe sappiamo già la sua caratterizzazione sociale: madre di Lucia e sociale: ‘la buona Agnese’.

Narratore

Il narratore, che rispetta sempre i parametri del Romanzo Storico, è sempre esterno onnisciente, e caratterizza i personaggi con vari punti di vista: a volte usa il suo, a volte quello di Don Abbondio, e a volte quelo di Renzo; quindi si desume che la focalizzazione è zero.

Tematiche

Il tema di fondo in questo capitolo è la violenza; nel primo erano sono i bravi che esercitano la loro violenza su Don Abbondio, mentre in questo è Don Abbondio che la esercita su Renzo. Altri temi presenti sono quello della carestia che viene citata nella descrizione di Renzo: “E quantunque quell’annata fosse ancora più scarsa delle precedenti, e già si cominciasse a provare una vera carestia”; un altro tema molto importante è quello della differenza, che diviene poi violenza, tra i dotti, Don Abbondio, e gli ignoranti, Renzo.

Stile Linguistico

E’ presente un registro linguistico basso, grossolano e rozzo utilizzato da Don Abbondio, quando non addirittura volgare, che contrasta singolarmente con il linguaggio giuridico utilizzato per confondere Renzo. Mentre il registro utilizzato per caratterizzare Renzo è un linguaggio quotidiano, né rozzo come quello di Don Abbondio, né ricercato e fine come quello che caratterizza la personalità e ciò che ruota attorno a Lucia.
Ci sono anche varie figure retoriche,come la Metafora: “siamo tra l’incudine il martello” (r. 85);
la Similitudine: “L’accoglienza fredda e impacciata di Don Abbondio, quel suo parlare insieme stentato e impaziente, que’ due occhi grigi, che mentre parlava, eran sempre andati scappando qua e là, come se avesse avuto paura d’incontrarsi con le parole che gli uscivano di bocca” (r.151-153);

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