Uscito dall'osteria di Gorgonzola, Renzo prosegue il suo cammino
nell'oscurità, lungo le strade che, secondo il suo senso
dell'orientamento, dovrebbero condurlo all'Adda. Durante il tragitto, i
suoi pensieri vanno al mercante e al suo resoconto distorto e
calunnioso. Dopo aver oltrepassato alcuni paesi ed aver scartato
l'ipotesi di chiedere ospitalità, Renzo si inoltra in una zona non
coltivata e poi in un bosco. Qui viene colto da un oscuro timore, ma,
proprio quando sta per tornare sui suoi passi, sente il rumore dell'Adda
e si precipita verso il fiume.
Non potendo attraversare il fiume, né potendo passare la notte
all'aperto, a causa del freddo, Renzo si rifugia in una capanna
abbandonata. Dopo aver recitato le preghiere della sera, il giovane
tenta di addormentarsi, ma alla sua mente si affacciano ricordi
dolorosi.
Verso le sei del mattino successivo, Renzo, sullo sfondo di una
magnifica aurora, riprende il cammino verso l'Adda. Traghettato da un
pescatore passa sulla sponda bergamasca del fiume; di qui, il giovane
procede a piedi verso il paese del cugino.
Renzo pranza all'osteria. Terminato il pasto, dona le ultime monete che
gli sono rimaste a una famiglia ridotta, dalla fame, a mendicare;
l'episodio gli offre lo spunto per alcune riflessioni sulla Provvidenza.
Giunto nel paese di Bortolo, Renzo individua immediatamente il filatoio e
lì trova il cugino, il quale lo accoglie festosamente, dichiarandosi
disposto ad aiutarlo, sebbene i tempi non siano dei più propizi. I due
cugini si informano reciprocamente sulla rispettiva situazione e sulle
vicende politiche dei propri paesi. Dopo essere stato avvertito dell'uso
bergamasco di chiamare baggiani i milanesi, Renzo viene presentato al
padrone del filatoio e assunto come lavorante.
che si sa ricercato, Renzo non se la sente di passare per la via
maestra. Il suo timore è che sbirri siano stati disseminati per la
strada alla ricerca di presunti delinquenti. Prende una strada di
campagna. Cammina anche la mente che riepiloga gli ultimi avvenimenti e
si ferma in particolare sul racconto del mercante, dalle cui parole lui
usciva dipinto come un congiurato pericoloso, al servizio di potenze
straniere. E, intanto, con le tenebre protettive e difensive aumenta
l'ansia: Renzo comincia ad avvertire la stanchezza; non può avvicinarsi
alle case isolate da cui vede filtrare la luce. Può essere ritenuto un
malvivente. Anche i cani gli abbaiano contro. C'è un momento in cui,
confuso tra l'intrico della vegetazione, ha un attimo di smarrimento e
sta per essere preso dalla disperazione. Ma in quel momento sente la
voce delle acque del fiume: è l'Adda. La notte la trascorre in una
capanna abbandonata che aveva intravisto prima: vi si accomoda e il suo
pensiero corre a padre Cristoforo, ad Agnese ed in particolare a Lucia,
la creatura che lo aiuta e lo sorregge nel travaglio. La mattina presto
si porta sull'argine: da un barcaiolo si fa traghettare sull'argine
opposto. Ormai è nel territorio di Venezia e si sente come liberato dal
peso dell'angoscia. A Bergamo cerca e trova il cugino Bortolo che lavora
come dirigente in una fabbrica tessile. Bortolo riesce a trovargli un
lavoro ed una prima sistemazione.
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