La struttura
La narrazione continua gli eventi descritti nel capitolo 12, ma cambia
sia il punto di osservazione che lo spazio. Infatti l'interesse del
narratore non è più rivolto verso la folla, di cui sono stati descritti
gli umori, bensì sulla figura del vicario, personaggio del tutto
impreparato agli eventi che seguiranno. Dallo spazio esterno (strade e
piazze), si passa allo spazio interno (casa del vicario).
I personaggi e le tecniche narrative
Il nuovo personaggio del capitolo è il vicario, un uomo di potere che
sta per scontare colpe commesse da altri, pur non essendo egli stesso
privo di colpe. Manzoni lo paragona ad un panno lavato: è infatti
pallido e senza fiato. La tecnica narrativa ricorrente in questo
capitolo è quella dell'alternanza tra discorso indiretto (le parole del
vicario sono infatti riportate dal Manzoni) e discorso diretto (quando,
alla fine del capitolo, il vicario manifesta il proprio desiderio di
andarsene).
La folla è pur sempre presente anche in questo capitolo e, il narratore
la critica ferocemente: il suo modo di agire è negativo, non segue
infatti il senso morale, ma biechi interessi egoistici. Essa è quindi
disumana, irrazionale e disordinata. Discorso diretto (per rappresentare
le molteplici opinioni della folla) e discorso indiretto (utilizzato
per colpire ironicamente la ferocia e l'irrazionalità della folla
stessa) vengono utilizzati anche in questo caso.
Un nuovo personaggio è il cancelliere Ferrer, il detentore del potere,
rischia la vita per salvare il vicario ed è un astuto demagogo che sa
conquistare e mantenere il favore popolare. Il suo parlare si articola
su due livelli: quello delle parole italiane, menzognere, e quelle
spagnole, veritiere.
Un fiero sostenitore del vicario è Renzo, il quale manifesta una
posizione moderata ed è contro la violenza e il sangue (in altre parole,
Renzo la pensa come Manzoni).
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