Renzo - Descrizione
Renzo Tramaglino è il tipico rappresentante della gente umile,
laboriosa, schietta e onesta; di lui il Manzoni ammira la sensibilità
morale e religiosa, la fiducia nella Provvidenza, il senso quasi
istintivo della giustizia. Il Sapegno definisce Renzo "la figura più
lieta e franca, la più convincente che il Manzoni abbia saputo
inventare". Rimasto orfano fino dall'adolescenza, solo, senza guida
cresce laborioso e integro, pratica la virtù e l'onestà per quella legge
misteriosa che è in ogni uomo. Davanti allo spettacolo di violenze e di
soprusi reagisce e nell'anzia di giustizia non bada a ricorrere ai
mezzi più energici, per far cantare il curato che con pretesti assurdi
cerca di persuaderlo a rimandare il matrimonio. Renzoè un agnello, ma
esplode in minacce, quando si accorge di essere vittima della
prepotenza, dell'inganno e dell'infame capriccio di un tirannello. Il
suo carattere impulsivo lo spinge ad accarezzare bieche fantasie, ma
basta il ricordo di Lucia a ricondurlo a pensieri di mitezza, basta la
calda parola di padre Cristoforo perché l'ira ribelle del giovane si
plachi e l'animo si disponga al perdona.
Povero Renzo! L'ingiustizia e la vitalità degli uomini determinano il
crollo del suo sogno di sposo felice; l'impulsività e l'istintiva
reazione lo cacciano in una serie di guai, che iniziano nello studio del
dottor Azzeccagarbugli, per continuare nella notte degli imbrogli col
tentativo del matrimonio segreto e con la fuga, e che si fanno sempre
più gravi a Milano nella giornata della sommossa di San Martino, cui
segue l'avventura nell'osteria della luna piena, il triste risveglio il
mattino dopo, la fortunosa fuga e l'esilio nel territorio di Bergamo. Ma
in tutte le sue disavventure, anche in quelle che gli capiteranno più
tardi a Milano, quando ritorna per cercarvi Lucia, dimostra ora
prontezza e ardire, ora accorgimento e prudenza, ora coraggio e audacia.
Offeso e contrariato nel suo amore diventa un leone, si fa cattivo;
leso nei suoi diritti non sa contenersi, l'ira lo travolge, non si
rassegna supinamente ad essere vittima del male, dell'ingiustizia. Lucia
è in cima a tutti i suoi pensieri, né vuol sentire alcuna ragione,
quando gli viene scritto di mettere il cuore in pace per via del voto.
Nell'incontro con Lucia al lazzaretto Renzo, dopo la sua lunga odissea
di guai, dopo le sue furie, dopo le scapataggini, è come fuor di sé
dalla gioia e tocca il sublime: il dolore, l'amore gli mettono sulle
labbra parole semplici, ma di un profondo significato. Il suo discorso è
non solo il grido di chi nell'attesa ha sofferto, non solo il grido
potente della sua passione, ma la protesta contro la nuova ingiustizia
che gli si vuol far subire. Dal suo animo esasperato prorompono parole
spontanee, ma tali che assumono una solennità tragica; Lucia
profondamente scossa piange e prega.
Alla fine il nostro Renzo è felice. Ha avuto fiducia nella Provvidenza e
Dio lo ha premiato; questo uomo davvero onesto e veramente galantuomo
fra tanti galantuomini, ai quali il Manzoni lascia la maschera che si
sono costruita, ha finito coll'amare il latinorum per amore della sua
Lucia, quando finalmente divenne la sua sposa e la madre dei suoi figli.
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