Il Padre Provinciale - Descrizione
Il Donadoni a proposito del padre provinciale dice: "Della morale
cristiana il padre non pensa più altamente del dottor Azzeccagarbugli".
E' il superiore nel pieno esercizio della sua funzione moderatrice,
della sua autorità e null'altro; lo si deve osservare soltanto nella sua
dignità di diplomatico, più o meno abile nel destreggiarsi tra i giochi
dell'equivoco. Non è da negare che altri padri provinciali in siffatte
circostanze avrebbero agito o agirerebbero come il nostro; la prudenza
umana, quella che il mondo chiama tatto, vuole così, e permette che nei
contatti sociali il più forte imponga la propria volontà con la minaccia
di contrasti pericolosi a tutto il danno della giustizia.
Allorché il conte zio con calcolo esagerato e ipocrisia farisaica muove
le prime accuse a padre Cristoforo, il provinciale difende il suo
inferiore, ma è una difesa burocratica, senza calore umano; quando
dall'accusa generica il conte passa all'accusa specifica, il padre
disarma sempre più, si fa sempre più prudente, pur consapevole e
dell'innocenza di fra Cristoforo e della giusta causa per cui si batte.
Il superiore, sopraffatto da vaghe minacce del suo interlocutore, esce
vinto e copre la ritirata meglio che può, affermando che anche senza
questo motivo, già pensava a fra Cristoforo per inviarlo a Rimini.
Gli uomini fanno i tempi, quando gli uomini sono coscienze; i tempi
formano gli uomini allorché questi sono vittime della loro prudenza
puramente umana!
Il Manzoni si compiace di contrapporre ad una personalità morale
ambigua, un'altra personalità non meno ambigua; l'una vale l'altra,
sicché non sono due podestà, ma due debolezze. A noi sembra che chi esce
menomato dalla scena sia proprio il padre provinciale. E' un'ironia per
contrasto che balza tanto più evidente, quanto meno interessato
artisticamente appare l'autore; e il contrasto è tra la futilità
dell'argomento e la solennità complessa e artificiosa delle arti
diplomatiche.
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