Fra Galdino

È un cercatore laico dei cappuccini, che vive al convento di Pescarenico dove risiede anche il padre Cristoforo: uomo semplice e dotato di fede candida e ingenua, è un personaggio secondario che compare in due importanti episodi del romanzo, in entrambi i quali protagonista è Agnese. Nel primo (cap. III) il frate bussa alla porta della casa di Agnese e Lucia, chiedendo l'elemosina delle noci, al che la donna ordina alla figlia di portarle a Galdino: nell'attesa l'uomo racconta il "miracolo delle noci", intermezzo narrativo e apologo edificante sul valore della carità che contiene involontari riferimenti al personaggio di don Rodrigo. Al suo ritorno Lucia consegna al frate una quantità ingente di noci (attirando la collera di Agnese in quanto l'annata è scarsa), per poi chiedere a Galdino di pregare il padre Cristoforo di venire da loro prima possibile. In seguito la giovane spiega alla madre che, se il cercatore avesse dovuto proseguire la questua anziché tornare subito in convento, avrebbe perso tempo e si sarebbe probabilmente dimenticato di avvertire Cristoforo, per cui Agnese approva (seppur a malincuore) la sua scelta. Nel secondo episodio (XVIII), Agnese si reca al convento di Pescarenico per conferire col padre Cristoforo dopo aver appreso a Monza che Renzo è rimasto coinvolto nei tumulti di Milano ed è fuggito a Bergamo, ma alla porta trova fra Galdino che la informa che Cristoforo è partito per Rimini, su ordine del padre provinciale dei cappuccini: la donna è costernata e Galdino, con la sua schietta semplicità, si compiace del fatto che il padre sia stato inviato come predicatore in una città lontana, poiché i frati cappuccini sono famosi in tutto il mondo per le loro abilità oratorie. Le propone di rivolgersi ad altri padri del convento per un parere, nessuno dei quali naturalmente può soddisfare Agnese che ha fiducia solo in Cristoforo, per cui la donna è costretta a tornarsene sconsolata al paese. Curioso è il fatto che fra Galdino citi la Romagna in entrambi gli episodi in cui compare: lì sorgeva il convento di padre Macario, protagonista del "miracolo delle noci", e sempre in quella regione (cioè a Rimini) viene trasferito padre Cristoforo su ordine del padre provinciale.
Altra curiosità sta nel fatto che nel Fermo e Lucia il personaggio veniva chiamato fra Canziano (III, 3), mentre il nome di padre Galdino era inizialmente attribuito al personaggio di padre Cristoforo.

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